160—180 CE. Inv. No. 128577.Rome, Roman National Museum, Baths of DiocletianPhoto by Ilya Shurygin
Sarcophagus with Dionysiac ceremonial procession (thyasos)
160—180 CE.
Rome, Roman National Museum, Baths of Diocletian
(Roma, Museo nazionale romano, Terme di Diocleziano).
Lid: a banquet scene with Dionysus and Ariadne.
50. SARCOFAGO CON COPERCHIO E CON RAFFIGURAZIONE DI CORTEO DIONISIACO (inv. n. 128577)
Marmo lunense; h. cassa cm. 48; h. coperchio cm. 15; 1. cm. 196; prof. cm. 56.
Grande frattura del coperchio all’estremità sinistra; un’altra, di minore entità, verso il margine destro. Lacune lungo il bordo superiore e inferiore della cassa; piccolo foro sul fianco sinistro. Superficie ben conservata; tracce di policromia. Nessuna integrazione.
Provenienza: Roma, dalla Via Aurelia Antica (1956). Rinvenuto in una tomba.
Fronte. Da sinistra: Dioniso in piedi sulla biga tirata da due centauri circonda con il braccio destro le spalle di un satiro che cerca di sorreggerlo, nella mano un kantharos rovesciato. Sullo sfondo è appeso un parapetasma. Il centauro più anziano, sul dorso del quale è raffigurato in piedi un erote alato, regge con la sinistra la lira, con la destra il plektron. Sotto le sue zampe è accovacciata una pantera. Il secondo centauro, più giovane, il capo cinto da una corona come il suo compagno, tiene nella mano sinistra un lungo ramo di pino. E’ raffigurato in posizione avanzata rispetto al primo centauro, verso il quale volge la testa. Tra il ramo di pino e la figura successiva si può scorgere, scolpito a basso rilievo, un satiro. Quindi avanzano due menadi. La prima è un’aulistria; accanto a lei è raffigurata una pantera, visibile solo nella parte anteriore. La precede una tympanistria, il capo voltato indietro verso la compagna; il mantello, gonfiato dal vento, forma alle sue spalle un arco. Il gruppo successivo, costituito dalla biga tirata da due muli sulla quale giace Sileno ebbro, forma una cesura che p.65 interrompe il ritmo avanzante dello svolgersi del corteo. La biga è guidata da Pan che volge indietro il capo ad osservare Sileno: questi, nudo, con solo un perizoma annodato davanti che gli cinge i fianchi, si appoggia sul gomito del braccio sinistro, nella mano una coppa, il braccio destro reclinato sopra la testa. Dietro le sue spalle è raffigurato un satiro, il braccio sinistro sollevato. Un altro satiro tenta di far rialzare, tirandolo per il morso, uno dei due muli stramazzati al suolo, per consentire al corteo di procedere. Alle sue spalle è raffigurato un alto albero dietro il quale è visibile, scolpita a basso rilievo, una licnofora. Quindi è nuovamente rappresentato Pan, il braccio sinistro sollevato sopra il capo, quello destro piegato dietro la schiena, che avanza al ritmo della danza. In primo piano, dinanzi alle sue zampe caprine, è collocata una cista dalla quale spunta un serpente. All’estremità destra del rilievo un satiro stante si volge indietro ad osservare il corteo, nella sinistra abbassata il lagobolon, nella destra parimenti abbandonata lungo il fianco una corona.
Fianco sinistro: vi è raffigurato di profilo, in basso rilievo, un satiro danzante, nella destra il tirso, mentre con la mano sinistra protesa solleva un lembo della pelle ferina che gli ricade sul corpo dalla spalla destra. Fianco destro: in basso rilievo, un satiro danzante che con la destra regge il lagobolon, nella sinistra un kantharos rovesciato. Davanti è raffigurato un altare sul quale arde il fuoco.
Coperchio: sporge, rispetto alla cassa, di circa quattro centimetri su ogni fianco. In basso rilievo vi è raffigurato un banchetto. Al centro, specularmente disposti, giacciono Dioniso e Arianna: Dioniso tiene nella sinistra una coppa, mentre Arianna, vestita con chitone e mantello, regge con la sinistra protesa una ghirlanda. Da ambo i lati due eroti volano convergendo verso la coppia. Alla sinistra di Dioniso è raffigurato Pan, al quale si avvicina, volando da destra, un erote; all’estremità sinistra della composizione si riconosce, pur rovinata dalla frattura, la figura di un satiro. Alla destra di Arianna è raffigurato semirecumbente Sileno verso cui vola un altro amorino. Chiude a destra la teoria dei banchettanti una figura inginocchiata di servo, intento a ravvivare con un pezzetto di legno il fuoco che arde sotto la marmitta.
Il sarcofago con raffigurazione di thiasos dionisiaco del Museo Nazionale di Napoli (Matz, in bibl, 2, p. 249 s., n. 106, tav. 144, 2) è vicinissimo compositivamente a quello delle Terme: unica differenza, nel caso del primo esemplare fra le due Menadi suonatrici è inserita la figura di Pan. Il sarcofago è assegnato dal Matz al decennio 160-70 d.C.
Copia del precedente, ma in cattivo stato di conservazione, è un sarcofago conservato a Zagarolo, Palazzo Rospigliosi (Matz, op. cit., 2, p. 251, n. 107, tav. 145, 1).
Il sarcofago del Camposanto di Pisa (Matz, op. cit., 2, p. 252 ss., n. 112, tav. 142,1), databile a quegli stessi anni, pur appartenendo alla medesima classe, si differenzia dai precedenti sia nella scelta che nel numero dei personaggi (due) che prendono posto sulla biga tirata dai muli ebbri. Parimenti che nel più celebre sarcofago del Palazzo dei Conservatori (A. L. Pietrogrande, in BCom, LX, 1932, p. 177 ss., tavv. 1-3; Matz, op. cit., 2, p. 293 ss., n. 152, tav. 168, 2) due Menadi siedono al posto di Sileno sulla biga.
Sotto l’aspetto della resa stilistica, secondo R. Turcan (in bibl., p. 117) l’esecuzione sommaria dell’esemplare romano, se confrontata con quella del sarcofago tipologicamente affine conservato al Museo Nazionale di Napoli, tradisce un livello qualitativo nettamente inferiore. Il Turcan (op. cit., p. 187 s.) propone per il sarcofago delle Terme una datazione grosso modo al decennio 160-70 d.C., in epoca comunque anteriore, anche se di poco, a quello del Museo Nazionale di Napoli, che rappresenterebbe invece una realizzazione più matura del tipo. Il Matz (op. cit., 2, p. 247) mentre parimenti assegna l’esemplare di p.66 Napoli al decennio 160-70 d.C., abbassa invece il nostro alla fine del principato di Marco Aurelio.
Turcan (op. cit., p. 502 ss.) ha compilato un elenco dei coperchi di sarcofago in cui ai margini del convivium che si svolge alla presenza della coppia centrale Dioniso-Arianna, è aggiunta la figura di uno schiavo (Matz identifica quella sul sarcofago delle Terme come una vecchia) che attizza il fuoco sotto un calderone. Qualora si tratti di sarcofagi completi, i coperchi che presentano una tale iconografia chiudono tutti casse decorate con il thiasos bacchico; in più, la circostanza che in due casi nel corteo siano presenti Dioniso e Arianna rafforza l’opinione che il convivio nuziale del coperchio altro non sia che un «banchetto di immortalità». Ch. Picard (in BCH, LXXXIX, 1955, p. 509 ss.) ha voluto riconoscere nell’episodio del servo che attizza il fuoco la raffigurazione della cottura rituale del maiale; tuttavia, come giustamente osservato da Turcan, i convitati bevono, non mangiano. Si tratterebbe quindi dell’operazione della bollitura del vino dolce (defrutum): il vino infatti ha il potere di far cadere i banchettanti in quello stato di benefica ubriachezza, di profetica obnubilazione, che consente di pregustare i piaceri dell’aldilà.
Bibliografìa: B. M. Felletti Maj, in FA, XI, 1956, n. 193; Turcan, p. 117, 176, 187 s., 484, 495, 502 ss., tav. 21b; Matz, ASR, 2, p. 251 s., n. 108, tavv. 134, 2; 136, 1-2; 137, 1; 140, 3-4; Helbig, n. 2379: B. Andreae; Aurigemma, n. 397. Sull’alzata del coperchio e in particolare sul significato delle ghirlande, v. Sichtermann, p. 34 ss., fig. 20 s.
Neg.: AFS 2418 F; DAI 65.1130; 65.1134.
Text: museum inscription to the sculpture.
Comment: Ilya Shurygin.
© 1981. Description: Museo Nazionale Romano. Le Sculture. I, 2. De Luca Editore. Roma, 1981, pp. 64—66, cat. no. I, 50.