A female sitting statue with portrait head of Helen, mother of Constantine the Great
Marble. Statue: 2nd cent. CE, head: 320—325 CE.
Height 123 cm.
Inv. No. S 496.Rome, Capitoline Museums, Palazzo Nuovo, Hall of the EmperorsPhoto by Sergey Sosnovskiy

A female sitting statue with portrait head of Helen, mother of Constantine the Great.

Marble. Statue: 2nd cent. CE, head: 320—325 CE.
Height 123 cm.
Inv. No. S 496.

Rome, Capitoline Museums, Palazzo Nuovo, Hall of the Emperors
(Roma, Musei capitolini, Palazzo Nuovo, Sala degli imperatori).

Origin:
From Vatican, gift of Pius V, 1566.
Description:

Italiano 8. Statua dì Elena

età costantiniana
marmo greco
123 × 147 × 147 cm
Roma, Musei Capitolini, palazzo Nuovo, inv. n. 496.

Provenienza: Belvedere Vaticano, trasferita in Campidoglio nel 1566.

L’elegante figura è seduta su una sedia con alta spalliera e piedi ricurvi (cathedra), con un morbido cuscino che deborda sui lati, e ha le gambe allungate in avanti con il piede destro accavallato al sinistro, entrambi calzati con semplici sandali e poggiati su un basso suppedaneum. La donna è vestita con un peplo attico e un mantello, e appare comodamente appoggiata in una posizione di tranquillo riposo, con il busto rivolto di tre-quarti verso la propria sinistra, il braccio sinistro poggiato sulla spalliera, il gomito proteso indietro e la mano molle-mente abbandonata nel vuoto.

La statua riprende per il corpo un prototipo greco del terzo venticinquennio del V secolo a. C. raffigurante Afrodite, attribuibile verosimilmente a Calamide e collocato nel santuario della dea alle pendici settentrionali dell’acropoli (B. Delivorrias, Das Original der itzenden “Aphrodite- Olympias”, in “Athenische Mitteilungen", LXLIII, 1978, pp. 1—23; C. Gasparri, L’Afrodite seduta tipo Agrippina-Olympia. Sulla produzione di sculture in Atene nel V sec. a. C., “Prospettiva”, C, 2000, con bibliografia precedente). Il tipo, noto attraverso undici repliche, era molto apprezzato in epoca romana per la raffigurazione di statue iconiche, evidentemente per via della posa che esprime al tempo stesso maestosa solennità e pacatezza, virtù consone ai familiari femminili di imperatori o di personaggi di alto rango. La veduta privilegiata della statua capitolina era quella frontale, dal momento che il retro è rifinito in modo sommario.

La testa risulta lavorata separata-mente e mostra incongruenze e indecisioni nel trattamento delle orecchie, non completamente rifinite, e dell’acconciatura, in particolare alla sommità, sulla nuca e sul collo, che contrastano con l’accurata esecuzione del corpo. La capigliatura è divisa centralmente da una scriminatura e si dispone in ciocche ondulate che convergono verso le orecchie e sono raccolte sul retro in una duplice matassa piatta cingente il capo, che scendeva a treccia ai lati del collo. I piani facciali sono sfumati e arrotondati, il mento è sporgente, la bocca è piccola con le labbra sottili e serrate, il naso affilato e pronunciato è caratterizzato individualmente da un’accentuata gibbosità, gli zigomi sono alti e sporgenti, gli occhi con l’iride sommariamente indicata e la pupilla incavata e con le palpebre appena accennate hanno lo sguardo rivolto in alto, la fronte è bassa e segnata da una ruga centrale. Questi tratti, per affinità con le immagini riprodotte nelle monete, in particolare nel medaglione bronzeo di Nicomedia al British Museum, hanno consentito a Raissa Calza di proporre l’identificazione con Elena, madre di Costantino, in seguito unanimemente accettata.

Restano, tuttavia, alcuni interrogativi. L’identità del marmo del corpo e della testa induce a ritenere che il ritratto di Elena sia stato rilavorato su un volto più antico pertinente alla medesima statua, sebbene non manchino ipotesi contrarie (von Heintze). Alcune scheggiature presenti lungo il bordo della veste intorno al collo fanno supporre che per l’intervento di rilavorazione la testa sia stata estratta e poi ricollocata (Arata), un’operazione certamente rischiosa e non necessaria. Il capo risulta leggermente rimpicciolito e nella zona occipitale era completato con parti della capigliatura lavorate a parte, probabilmente in stucco, e congiunte con perni alla testa originaria, che non possedeva evidentemente materia sufficiente per realizzare la complessa acconciatura della madre dell’imperatore. Si è sostenuto che il capo avesse il diadema (contrario Wegner), che divenne una consuetudine per i ritratti femminili imperiali a partire dai primi decenni del IV secolo, ma non vi sono tracce sicure della sua presenza, in analogia alla statua di Elena conservata agli Uffizi.

Se l’identificazione del personaggio originariamente raffigurato nella statua con una principessa di età antoniniana sembra essere ormai accertata (Arata: Faustina Minore o Lucilla; Varner: Lucilla), per analogia con altre statue affini tratte dal medesimo prototipo, resta incerta invece l’occasione della nuova dedica costantiniana (il 324, anno del conferimento del titolo di Augusta, il 326, anno della celebrazione dei vicennalia di Costantino, o dopo la sua morte?) e il significato della scelta del soggetto riadoperato.

Claudio Parisi Presicce
Literature:
Stuart Jones, A Catalogue of the Ancient Sculpture preserved in the Municipal Collections of Rome. The sculptures of the Palazzo dei Conservatori, Oxford, 1912, pp. 214 sgg., n. 84, tav. 53;
R. Calza, Cronologia e identificazione della “Agrippina Capitolina”, in “Memorie Pontificia Accademia Romana di Archeologia”, s. III, VIII, 1955, pp. 107—155;
H. von Heintze, scheda in W. Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, I—IV, IV ed., Tübingen, 1963, II, n. 1326;
H. Blanck, Wiederverwendung alter Statuen als Ehrendenkmäler bei Griechen und Römern, Roma, 1969, p. 56, A 35, tav. 25;
R. Calza, Iconografia romana imperiale da Carausio a Giuliano (287—363 d. C.), Roma, 1972, pp. 170 sgg., n. 80, tav. LII. 161—163;
K. Fittschen, P. Zanker, Kaiserinnen und Prinzessinnenbildnisse, Frauenporträts, Mainz am Rhein, 1983, pp. 35—36, n. 38, tavv. 47—48;
M. Wegner, in H. P. L’Orange, Das spätantike Herrscherbild von Diokletian bis zu Konstantin-Soehnen 284—361 n. Chr., Berlin, 1984, p. 146, tav. 74b-c;
M. Bergmann, Fälschung, Umarbeitung oder eigener Stil? Beobachtungen zu einer konstantinischen Porträtbüste, in “Stadel Jahrbuch”, X, 1985 (replica moderna in Vaticano);
F. P. Arata, La statua seduta dell’imperatrice Elena nel Museo Capitolino. Nuove considerazioni conseguenti il recente restauro, in “Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung”, M. 1993, tavv. 42—51;
M. Bergmann, schede in S. Ensoli, E. La Rocca (a cura di), Aurea Roma. Dalla città pagana alla città cristiana, catalogo della mostra, Roma, 2000, p. 458, apud n. 56; p. 579, apud n. 264;
T. Mickoki, Sub specie deae. Les Impératrices et princesses romaines assimilées à des déesses, “Rivista di Archeologia”, suppl. XIV, 1995, p. 222, n. 489, tav. 35;
E. R. Varner, Tyranny and the Transformation of the Roman Visual Landscape, in From Caligula to Constantine. Tyranny and Transformation in Roman Portraiture, catalogo della mostra, Atlanta (Georgia), 2000, p. 13, fig. 4;
E. R. Varner, Portraits, Plots and Politics: Damnatio Memoriae and the Images of Imperial Women, in “Mem. American Accademy”, XLVI, 2001, pp. 75—76, fig. 15;
E. R. Varner, Mutilation and Transformation. Damnatio Memoriae and Roman Imperial Portraiture, Leiden-Boston, 2004, pp. 5 nota 20, 97, 150—151, 154, 273, cat. 6. 12, fig. 150a-b.
Credits:
(сс) 2006. Photo: Sergey Sosnovskiy (CC BY-SA 4.0).
Text: museum inscription to the sculpture.
© 2005. Description, bibliography: Donati A., Gentili G. Constantino il Grande. La civiltà antica al bivio tra Occidente e Oriente. Silvana Editoriale, Milano, 2005, pp. 212—213, cat. no. 8.
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