Sarcophagus of Lucius Cornelius Scipio Barbatus (original)
The Tomb of the Scipios on the via Appia.
Peperino. 280 BCE.
Inv. No. 1191.Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Square vestibule, 5Photo by Ilya Shurygin

Sarcophagus of Lucius Cornelius Scipio Barbatus (original).

The Tomb of the Scipios on the via Appia.
Peperino. 280 BCE.
Inv. No. 1191.

Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Square vestibule, 5
(Roma, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino, Vestibolo quadrato, 5).

Description:
Italiano 5. Sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato (fig. 1)

Il sepolcro degli Scipioni, da cui proviene il presente grande sarcofago (ed altri più modesti) insieme alle numerose iscrizioni conservate in questo stesso vestibolo e nel vicino Gabinetto dell’Apoxyomenos, fu scoperto tra il 1614 ed il 1616 lungo il tratto urbano della via Appia, ma ben presto del luogo si perse la memoria. Nel 1780, nello scavo di una cantina per la vigna dei fratelli Sassi, venne nuovamente individuato attraverso una galleria sotterranea; in questa occasione la scoperta ebbe una grande risonanza (ma solo nel 1926 l’intera tomba venne esplorata e restaurata): in particolare il rinvenimento della monumentale urna in peperino di Scipione Barbato sembra attribuibile al Febbraio 1782. La forma del sarcofago, simile ad un grande altare (con due volute ai lati ed un fregio dorico sotto la mensa), si ispira a modelli dell’ellenismo della Magna Grecia e della Sicilia. Sul coperchio è dipinta la parte essenziale dell’iscrizione: «Lucio Cornelio, figlio di Cneo, Scipione». Sulla cassa, al posto di un’originaria iscrizione (più corta) abrasa, verso gli inizi del II sec. a.C. venne inciso in versi saturni il cursus honorum di Scipione Barbato, di cui si dice fu uomo forte, sapiente e valoroso, console, censore, edile, vincitore di Taurasia e Cisauna, nel Sannio, e di tutta la Lucania, facendo anche ostaggi. Scipione Barbato (avo del più noto Publio Cornelio Scipione l’Africano) fu console nel 298 a.C. e morì poco meno di un ventennio dopo. Il sarcofago è quindi databile tra il 280 ed il 270 a.C.

Inv. 1191; CIL I/2, 6-7; CIL VI 1284-1285; W. Amelung, Die Sculpturen des Vaticanischen Museums, II, Berlin 1908, p. 4 n° 2 tav. 1; W. Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, I (4a ed.), Tübingen 1963, 266; G. Pietrangeli, La provenienza delle sculture dei Musei Vaticani, II, in Bolletino dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie, VIII, 1988 pp. 141-142; Coarelli, in DdA, 1972, pp. 39, 42-45, 48, 60-61, 71, 87-90; Coarelli, Guida cit., pp. 327-329. Sulla tomba cfr. Coarelli, in DdA, 1972, pp. 36-106; Coarelli, Guida cit., pp. 325-333; H. Lauter-Bufe, in RM, 89, 1982, p. 35 e ss.

Credits:
© 2013. Photo: Ilya Shurygin.
© 1996. Description: G. Spinola. Guide cataloghi Musei Vaticani, 3. Il Museo Pio Clementino, 1. Città del Vaticano, Roma, 1996, pp. 11—12, cat. no. VQ 5.
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