A part of a front panel of a sarcophagus of a child with a chariot race
Marble.
130—192 CE.
Inv. No. 250.Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Round Room, 11Photo by Ilya Shurygin

A part of a front panel of a sarcophagus of a child with a chariot race.

Marble.
130—192 CE.
Inv. No. 250.

Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Round Room, 11
(Roma, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino, Sala rotonda, 11).

Description:
Italiano SR 11. Frammento di sarcofago infantile con scene circensi (fig. 40).

Faceva parte del lotto di opere venduto nel 1772 dalla Principessa Cornelia Costanza Barberini; nel 1819 fu restaurato dall’Ilari. La parte destra è conservata a Berlino (nel Pergamonmuseum, inv. 968). Sul frammento vaticano (il lato sinistro della fronte del sarcofago) si svolge in primo piano una convulsa gara di quadrighe, mentre in secondo piano (nella corsia di ritorno) la scena è più confusa, essendo presenti bighe e uomini a cavallo in entrambi i sensi, oltre ad un personaggio a braccia alzate e brocca in mano (un altro simile è nella parte di rilievo che è a Berlino). Di grande interesse è la raffigurazione di molti monumenti che caratterizzano il luogo delle gare come il Circo Massimo, ben riconoscibile dagli edifici e dagli ‘arredi’ presenti sulla sua spina (elemento divisorio della pista) e nei pressi. Questi, da sinistra, sono: il Tempio di Apollo Caelispex, i sette delfini contagiri (se ne abbassava uno ogni giro di corsa), la colonna con la statua della Vittoria, un grande altare (forse l’Ara Maxima o Hercules Invictus, con una biga a rilievo), l’obelisco ed il sacello della Magna Mater in Circo Maximo. Da osservare come il Tempio di Apollo Caelispex, raffigurato come un sacello con colonne corinzie, abbia come statua di culto un Apollo “tipo Liceo” (cfr. SdB 11, 110, 127), una replica dell’opera di Prassitele, probabilmente proveniente dal saccheggio di un santuario di Apollo a Cartagine da parte di Scipione Emiliano (Appiano, Pun., 127, 609); prima di esso vi è parte di un basamento, forse il podio della statua bronzea di Flamininus (il grande generale romano filoellenico degli inizi del II sec. a.C.), che Plutarco (Flam., 1. 1) ci indica accanto al tempio. I delfini contagiri erano su di una struttura colonnata (servita da una scala); di essi si sa che erano sette, erano di bronzo e vennero posti li da Agrippa nel 33 a.C., accanto a delle uova di pietra (più antiche) con analoga funzione. Il sacello della Magna Mater (con accanto il leone e l’albero di pino, memoria del dio Attis) ci è noto anche da un’altra raffigurazione, visibile su uno dei rilievi degli Haterii (nel vicino Museo Gregoriano Profano). L’obelisco è quello di Ramsete II (fine del XIII sec. a.C.) trasferito da Heliopolis a Roma da Augusto, per poi esser definitivamente portato, nel 1589, dal Circo Massimo a Piazza del Popolo (ove è tuttora). Sul margine destro, quello conservato a Berlino, sono un’ara con coppia di divinità (Zeus ed Hera?), le sette uova di pietra, un padiglione a pianta esagonale e la meta terminale della spina. Il sarcofago è databile verso il 270-290 d.C.

Inv. 250; L III I p. 128 n° 546a tav. 48; G. Lugli, Fontes ad topographiam Urbis Romae pertinentes, 1962, liber XX, Reg. XI, p. 412 n° 172 tav. XIII, 1; M. Turcan Deléani, in MEFRA, 76, 1964, p. 48; E. Büchner, in RM, 83, 1976, pp. 330-331 tav. 112, 1; Koch-Sichtermann p. 123 n° 2; J. Humphrey, Roman Circusses. Arenas for Chariot Racing, London 1986, pp. 202-203 fig. 102; Pietrangeli 1987 p. 136 n° 546 A; H. G. Martin, Römische Tempelkultbilder, Roma 1987, p. 84 fig. 20; F. Coarelli, in LTUR, I, s.v. “Apollo Caelispex”, p. 49; K. Schauenburg, ASR, V, 2, 3, Stadtrömische Eroten-Sarkophage. Zirkusrennen, Berlin 1995, p. 87 n° 109 tav. 40, 2; J. Huskinson, Roman Children’s Sarcophagi, Oxford 1996, p. 23 n° 1.41; S. Dimas, Untersuchungen zur Themenwahl und Bildgestaltung auf römischen Kindersarkophagen, Münster 1998, p. 267 n° 234.

Credits:
© 2013. Photo: Ilya Shurygin.
© 1999. Description: G. Spinola. Guide cataloghi Musei Vaticani, 4. Il Museo Pio Clementino, 2. Città del Vaticano, Roma, 1999, pp. 255—256, cat. no. SR 11.
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