Running girl (the so-called “Atalanta Barberini”)
Marble. Inv. No. 2784.Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Gallery of the Candelabra, V. 5Photo by Ilya Shurygin

Running girl (the so-called “Atalanta Barberini”).

Marble.
Inv. No. 2784.

Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Gallery of the Candelabra, V. 5
(Roma, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino, Galleria dei candelabri, V. 5).

Private collection, Barberini.
Origin:
Formerly in the Barberini Collection. Acquired by the Vatican Museums in 1772.
Description:

Italiano GC V 5. Statua di donna atleta (c. d. Atalanta Barberini) (fig. 32)

Era nella Collezione Barberini, dalla quale venne acquistata nel 1772; nel 1783 fu restaurata da Giovanni Pierantoni, con la realizzazione di gran parte delle braccia e di inserti minori. La fanciulla è vestita di un corto e leggero chitone, allacciato con due fascette sulla spalla sinistra, che le lascia scoperte le gambe ed il seno destro, quasi in una foggia amazzonica; una larga fascia cinge la veste appena sotto i seni, mentre un lembo del chitone si appoggia al tronchetto, creando una piega maggiore. I capelli sono sciolti e ricadono liberamente con lunghe ciocche dietro le spalle e con una gonfia frangetta sulla fronte. La fanciulla, con le braccia appena allargate come per cercare un equilibrio e le gambe leggermente aperte in un breve passo, è colta nell’atto di scendere con accortezza da un piano posto poco più in alto. Si tratta di una atleta di corsa, che sembra aver appena finito da vincitrice la sua competizione e per questo motivo potrebbe avvicinarsi al ramo di palma — uno dei premi simbolici per la sua vittoria — scolpito sul tronchetto alla sua sinistra. Le donne notoriamente erano escluse dai giochi olimpici, ma in occasione delle Eree sedici matrone di Elide organizzavano in onore di Hera delle gare di corsa per sole donne ad Olimpia (Pausania, 5, 16, 3). Stilisticamente la copia romana ripete con eleganza i canoni cari all’arte severa greca (pur ancora permeata di toni arcaici), cui si può con certezza ascrivere l’originale (ca. 460 a. C.), ed il minuzioso calligrafismo delle ciocche dei capelli e delle pieghe delle vesti è concorde ad un gusto ancora segnato dall’influenza ionica. Per l’assenza di altre repliche note, qualche studioso ha ritenuto che si trattasse di un’opera autonoma neoattica, forse una ‘invenzione’ della cerchia di Pasiteles (metà del I sec. a. C.), ma bisogna ricordare che, soprattutto in età adrianea — il periodo cui sembra più probabile datare la scultura —, spesso la produzione neoattica ricercò volutamente la commistione di più p.299 stili: la sovrapposizione di toni arcaizzanti sul presunto originale severo, unitamente ad una leggiadria ellenistica nel movimento delle braccia e delle gambe, potrebbero esser frutto proprio dell’eclettismo del copista di età romana.

Inv. 2784;
G. Lippold, Die Skulpturen des Vaticanischen Museums, III 2, Berlin 1956, p. 370 n° 5 e p. 552 tavv. 161—162;
W. H. Schuchharot, in Göttingen Gelehrte Anzeiger, 213, 1960, p. 181;
W. Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, I (4a ed.), Tübingen 1963, 558;
B. Sismondo Ridgway, in Antike Plastik, VII, Berlin 1967, p. 60 fìgg. 20—21;
B. Sismondo Ridgway, The Severe Style in Greek Sculpture, Princeton (New Jersey) 1970, p. 136 nota 8 e p. 143 n° 3;
H. von Steuben, in Antike Plastik, XV, Berlin 1975, pp. 23—24 nota 2;
R. Bianchi Bandinelli, E. Paribeni, L’arte dell’antichità classica, Torino 1976, n° 476;
C. Pietrangeli, I Musei Vaticani, Roma 1985, pp. 58 e 60;
B. Palma, in A. Giuliano (ed.), Museo Nazionale Romano. Le Sculture, I/6, p. 220;
K. Fittschen, (ed.), Verzeichnis der Gispabgüsse des archäologischen Instituts der Georg-August-Universität Göttingen, Göttingen 1990, p. 45 n° A 81;
G. Spinola, in Aa. Vv., The Human Body in Ancient Art, Toyota 1996
, n° 34.

Giandomenico Spinola (2004)
Credits:
© 2014. Photo: Ilya Shurygin.
Data: museum annotation.
© 2004. Description: Giandomenico Spinola. Guide cataloghi Musei Vaticani, 5. Il Museo Pio Clementino, 3. Città del Vaticano, Roma, 2004, pp. 298-299, cat. no. GC V. 5.
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