GC VI 24. Statua di giovane niobide fuggente (fig. 38)

Fu trovata nella Tenuta Cesarini a Campo Jemini, vicino a Tor Vajanica (nei pressi di Ardea), nel 1794 da Robert Fagan (in uno scavo in società con il Principe del Galles Augusto Federico, poi Duca del Sussex) e venduta ai Musei nel 1803—1804; nel 1808 fu restaurata. Alla statua, in marmo pentelico, vennero integrati il naso e lo zigomo destro, mentre il braccio destro è mancante. Il giovane — vestito solo di un manto rigirato sul braccio sinistro, dietro i fianchi e sulla coscia destra — è colto in un rapido passo verso la sua destra; il braccio destro (mancante) era sollevato ed allungato in avanti. La testa, dalla chioma che scende con fluenti boccoli fin sul collo, è volta all’indietro e dal volto sembra trasparire un’espressione allo stesso tempo di incredulità e di terrore. Il gruppo cui appartiene la presente statua fa riferimento ad un mitico episodio che narra l’intervento di Apollo e della sorella Artemide, in difesa dell’onore della madre Latona, offesa dalla regina di Tebe, Niobe, che si vantava di esser stata assai più prolifica di lei, uccidendone tutti i figli. In particolare la presente statua rappresenta il più giovane dei numerosi figli di Niobe, che, terrorizzato, cerca di sfuggire alla furia assassina del dio greco. Forse il braccio destro del fanciullo era trattenuto dalla mano del c. d. Pedagogo, un personaggio barbato di incerta identificazione, che cerca inutilmente di soccorrerlo, trascinandolo via dalla scena della tragedia. Il gruppo è costituito da numerose statue, replicate in varie copie e secondo diverse varianti; in particolare la presente replica del giovane Niobide, databile alla prima metà del II sec. d. C., appartiene al tipo attestato dalle serie degli Uffizi a Firenze, di Soisson al Louvre e di Ginevra. Questi gruppi fanno riferimento ad un originale greco, che è stato variamente datato tra la fine del IV sec. a. C. ed il II sec. a. C. ed attribuito agli allievi di Skopas, o di Prassitele o — molto più probabilmente — ad uno scultore tardoellenistico a loro genericamente ispirato.