Mosaic emblema with mask and panther.
Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Cabinet of Masks, 6
(Roma, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino, Gabinetto delle maschere, 6).
6. Mosaico “delle Maschere” (fig. 24 e copertina)
Il mosaico con quattro maschere teatrali venne rinvenuto negli scavi del Cardinale Mario Marefoschi a Villa Adriana nel 1779 (nell’area di Villa Fede?); nel 1781 il Conte Felice Centini, erede dei Conti Fede, lo vendette ai Musei. Gli altri «tre mosaici, antichi frammentati di pm. 3A in quadro, il primo de’ quali rappresenta un paese con un idolo di terra cotta e capre, il secondo una tigre e il tirso simbolo di Bacco, e il terzo la lira e il grifo attributi di Apolline» — anch’essi provenienti dal c. d. Palazzo Imperiale di Villa Adriana (1779) — furono acquistati o, quantomeno, restaurati da Andrea Volpini nel 1782. Il montaggio nell’attuale forma venne concepito nel 1791 da Giovanni Camporese: i quattro quadri vennero incorniciati da un bel fregio a tralci di vite (con teste del vento Boreas soffiante, riferite allo stemma di Pio VI) ed il tutto venne delimitato da una bordura con festone vegetale su fondo rosso scuro, preso da quello che originariamente decorava il solo mosaico con le quattro maschere. Questo — il più conservato — presenta dei riferimenti alla Commedia: tre maschere sono su di un ripiano ed una quarta su di una piccola base, con accanto dei mantelli, un kantharos ed una cetra. Altri due quadri recano anch’essi delle maschere e, questa volta, il tema delle rappresentazioni è richiamato dalla presenza di attributi relativi a Dioniso e ad Apollo. La quarta scena è di tipo bucolico, con una divinità agreste seduta presso una fonte, con capre e pecore; altri mosaici di quest’ultima serie sono nella Sala degli Animali (SA 138 e 152; Pio Clementino 1, pp. 171-172 e 177; cfr. anche l’appendice in fondo al presente testo) ed a Berlino. Questo tipo di quadri — gli “emblemata", realizzati con tessere minute — erano di qualità maggiore del resto delle pavimentazioni musive e vennero concepiti per esser montati a parte (spesso erano realizzati su mattoni o altro supporto indipendente). Di conseguenza la differenza cronologica tra gli “emblemata” — quelli con le maschere datati al 60-50 a. C. e quello bucolico al 30-20 a. C. — ed il resto della pavimentazione di quel settore di Villa Adriana — edificato verso il 118-125 d. C. — si spiega con il loro reimpiego da parte delle maestranze adrianee, presumibilmente dopo averli accuratamente “staccati” da differenti pavimenti di ville (di età tardorepubblicana) nei pressi; resti di pavimentazioni (di una villa) di età repubblicana sono del resto presenti proprio in quell’area.
Inv. 45762;
W. Amelung, Die Sculpturen des Vatikanischen Museums, II, Berlin 1908, pp. 725-727;
B. Nogara, I mosaici antichi conservati nei palazzi pontifici del Vaticano e del Laterano, Milano 1910, pp. 19-20 tavv. 28-33;
K. Parlasca, in RM, 65, 1958, pp. 170-171 e 185;
W. Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, I, (4a ed.), Tübingen 1963, 203;
J. Raeder, Die statuarische Ausstattung der Villa Hadriana bei Tivoli, Frankfurt-Bern 1983, p. 295 nota 504;
C. Pietrangeli, La provenienza delle sculture dei Musei Vaticani, in Bollettino dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie, IX, 1, 1989, p. 128 n° 6;
M. Donderer, in AA, 1990, p. 157;
Id., in RM, 98, 1991, p. 197;
M. De Franceschini, Villa Adriana. Mosaici, pavimenti, edifìci, Roma 1991, p. 121-125 nn. 1-8, pp. 407-410 e 414 tavv. 8-15;
B. Palma Venetucci (ed.), Le erme tiburtine e gli scavi del Settecento, I. 2, Roma 1992, p. 292 nota 10;
K. E. Werner, Mosaiken aus Rom: Polychrome Mosaikpavimente und Emblemata aus Rom und Umgebung, Würzburg 1994, pp. 108-115 n° K43, b, c, d, pp. 116-118 n° K44;
A. Giubilei, Il Conte Fede e la Villa Adriana: storia di una collezione d’arte, in «Atti e Memorie» della Società Tiburtina di Storia e d’Arte, LXVIII, 1995, p. 117 n° 30;
G. Spinola, Il Museo Pio Clementino. 1, Città del Vaticano 1996, pp. 171-172 n° 138 e p. 177 n° 152;
K. E. Werner, Die Sammlung antiker Mosaiken in den Vatikanischen Museen, Città del Vaticano 1998, pp. 112-141.
Guide cataloghi Musei Vaticani (1999)
Mosaici del Gabinetto delle Maschere e della Sala degli Animali
Pagine 23—
Museo Pio-Clementino
Gabinetto delle Maschere, inv. 45762;
m 2,40 × 2,40 (il pavimento musivo completo) e cm 54 × 54 (i singoli emblemata).
Sala degli Animali, invv. 421 e 423; cm 52 × 62 (ognuno dei due emblemata).
Vennero trovati negli scavi del cardinale Mario Marefoschi nel 1779 a Villa Adriana, presso Tivoli; erano montati nel pavimento della Basilica (il cosiddetto Palazzo Imperiale), tre in prossimità dell’abside e tre verso il vestibolo.
Sono di età tardorepubblicana i tre mosaici con maschere e della prima età augustea i tre mosaici con scene bucoliche; provengono presumibilmente da una villa di età repubblicana nell’area e vennero tutti reimpiegati a Villa Adriana. Il mosaico del Gabinetto delle Maschere fu assemblato e completato, negli anni 1781-91, da Andrea Volpini, mentre i due emblemata della Sala degli Animali vennero restaurati e integrati (fra il 1843 e il 1864) da Michelangelo Barberi.
Bibl.:
B. Nogara, I mosaici antichi conservati nei palazzi pontifici del Vaticano e del Laterano, Milano 1910, pp. 16-17 e 19-20, hg. 5, tavv. 28-34;
K. E. Werner, Die Sammlung antiker Mosaiken in den Vatikanischen Museen, Città del Vaticano 1998, pp. 112-127.
Pavimento del Gabinetto delle Maschere e particolari
Pagine 23, 24-27
Andrea Volpini, uno dei mosaicisti di fiducia del Pontefice, rimontò i quattro emblemata ritrovati a Villa Adriana — tre con maschere e uno con scena bucolica — in un elegantissimo tappeto musivo. Questo prevedeva i quattro quadri antichi disposti simmetricamente e contornati da un prezioso tralcio di vite; nelle sinuose volute dei viticci sono inseriti gigli, stelle e teste soffianti del Vento Boreas, emblemi dello stemma di Pio VI Braschi. Il tutto è incorniciato da una raffinata bordura rossastra, ornata da rami di quercia annodati fra loro agli angoli del tappeto, in parte antica e forse proveniente dalle cornici dei mosaici con le maschere. Altri due emblemata della serie con paesaggi agresti non furono invece utilizzati per questa pavimentazione, oltretutto essendo pervenuti in un secondo momento (attraverso la collezione del conte Fede, durante il pontificato di Pio IX), e vennero collocati sulle pareti della Sala degli Animali.
Emblema musivo con maschera e pantera
Pagina 26
Nel centro del pannello una pantera, cinta da una ghirlanda, stringe tra le fauci i nastri di un grande tympanon (una sorta di tamburello). In secondo piano sono raffigurati un cratere su di un pilastrino, con accanto un alberello d’olivo, e una roccia sulla quale sono posati un tirso, un panno rosso e una maschera tragica dall’incarnato chiaro e cinta da un tralcio di vite, una menade presumibilmente. Chiude la scena una collinetta con un virgulto d’edera o di vite e un altro olivo. Il restauro settecentesco ha integrato gran parte dell’emblema, ma tutti i singoli elementi che lo compongono — a parte il cratere e gli alberelli — sono originali. Il quadro musivo presenta una scena caratterizzata da un’evidente valenza dionisiaca: a Dioniso alludono la pantera, il tirso e il tympanon e su questa base il Volpini integrò come menade la maschera e ricreò un cratere — il vaso entro cui si mischiavano acqua e vino — sul piccolo pilastro. Durante le feste Dionisie, celebrate soprattutto ad Atene, venivano appunto messe in scena varie rappresentazioni drammatiche.
I mosaici antichi. Musei Vaticani (2002)
© Photo: Archivio Fotografico dei Musei Vaticani.
© 1999. Description (1): G. Spinola. Guide cataloghi Musei Vaticani, 4. Il Museo Pio Clementino, 2. Città del Vaticano, Roma, 1999, pp. 152-154, cat. no. GM 6.