50—79 CE.
114 × 74 cm. Inv. No. 8611 B.Naples, National Archaeological MuseumPhoto by Luciano Pedicini
Fruits in glass and terracotta pots.
50—79 CE.
114 × 74 cm.
Naples, National Archaeological Museum
(Napoli, Museo archeologico nazionale).
Still life, from the praedia of Julia Felix (II, 4, 3)
inv. 8611 (right half)This is one of the most famous examples of an ancient still life. Its fidelity to real life is borne out by the shapes of the terracotta vases which correspond perfectly to specimens found in Pompeii. The fruit, which fills the glass bowl producing a fine effect of transparency, represents one of the most popular subjects for still lifes, continuing a tradition of Greek and Hellenistic art. Varro, for example, mentioned the artist Possis, whose fruit fashioned in wax or terracotta could be mistaken for the real thing.
The tradition was also alive in literature, as is seen in this fine epigram by Philip of Gadara: “A pomegranate of yellow hue, a fig with wrinkled skin, a fresh green shoot broken off from a russet vine, a sweet-scented apple covered in faint down, a walnut enclosed in its green mallow, a fresh watermelon picked from the leafstrewn ground, and an olive almost ripe with golden skin, all this, O Priapus, friend of wayfarers, Lamo the gardner has dedicated to you, begging you to impart vigour to his trees and to himself” (in the version of S. Quasimodo). This final dedication recalls the ancient value of similar compositions of fruit and food as offerings to the gods and to guests (whence the name xenia).
39. Frutta in vasi di vetro e terracotta
MNN 8611 BDa Pompei, Casa di Giulia Felice (II, 4, 3), tablino 92, parete nord.
Lungh. 1,14; h 0,74.
IV stile.
Il quadro presenta su di un blocco parallelepipedo in basso a sinistra un grande cratere di vetro trasparente colmo di mele e di uva, con un bel doppio grappolo che deborda dall’orlo. Accanto al vaso, sul piano del blocco, una per lato, sono una mela ed una melagrana matura che mostra i suoi chicchi dalla buccia scoppiata. A destra di questo gruppo, su un ripiano disposto più in basso e arretrato, due vasi di terracotta. Uno, ad alto ventre troncoconico, è ancora sigillato dal suo coperchio, legato al corpo con una cordicella passante sotto le anse (la forma del vaso è effettivamente testimoniata a Pompei); l’altro vaso, al quale il precedente si appoggia, è scoperto — il coperchio è appoggiato di lato contro la sua pancia — e mostra il suo contenuto di frutta secca (prugne). Il contrasto tra l’argilla e il vetro corrisponde forse a un’intenzionale contrapposizione tra frutta fresca e frutta conservata. Alle virtù lassative delle prugne secche di Damasco conservate in vaso (vas damascenorum) è dedicato un gustoso xenion di Marziale: “Prendi prugne secche con la buccia corrugata da invecchiamento straniero: sciolgono anche le pance più dure” (Epigrammi, XIII, 29). Questa dell’invecchiamento che sarebbe più efficace fuori d’Italia è una storia che racconta anche Plinio (Naturalis Historia, XV, 43).
J. M. Croisille, Les natures mortes campaniennes. Répertoire descriptif des peintures de nature morte du Musée National de Naples, de Pompéi, Herculanum et Stabies, Latomus LXXVI, Bruxelles 1965, p. 30, n. 11 B, tav. XIX, 36;
Corpus Pompei. Pitture e Mosaici, voll. I—
© 1996. Photo: Luciano Pedicini.
© 2001. Description (2): Stefano De Caro, La natura morta nelle pitture e nei mosaici delle città vesuviane. Electa Napoli, Napoli, 2001. P. 64—65, cat. n. 39.