H. 63, W. 49 cm.
CIL IV 1410. Inv. No. 4694.Naples, National Archaeological Museum
Fresco with serpent and graffiti from Pompeii.
H. 63, W. 49 cm.
CIL IV 1410.
Naples, National Archaeological Museum
(Napoli, Museo archeologico nazionale).
CLVI. 22. Frammento di intonaco
Inv. 4694 (CIL IV 1410, cfr. p.207)Alt. 63; largh. 49
Pompei, VI 7, 6 ambiente 13, parete ovest
Lettere graffite
Dopo il 50 d. C.
Bibliografia:
Magaldi 1931;
Ribezzo 1932, 103—
Maiuri 1948, pp. 162—
Gigante 1979, pp. 205—
Guarino 1980, pp. 93—
Baldi 1982, pp. 62—
Varone 1994, pp. 23—
plagiaria
est: quia exsanguni
meum petit,
5 in vies tumultu
pariet; optet
sibi, ut bene
naviget,
quod et
10 Ario sua rogat?).
“Effettivamente Venere cattura con la rete (?): poiché insidia il mio consanguineo (?), provocherà tumulto nelle vie; lui si auguri una buona navigazione, ciò che chiede anche la sua Ario”
La lettura dell’iscrizione è certa, eccetto SVA R nell’ultima riga che si distingue a stento per l’incrostazione dell’intonaco, mentre non si può dubitare della lettura del nome ARIO. Tanto più oscuro rimane il senso, e non è facile seguire il ragionamento di chi scrisse il graffito. Forse la scrittrice era Ario, e dunque Ario deve essere nome femminile, probabilmente un grecanico non attestato né in Grecia né a Roma, ma di formazione possibile.
Cosa significa Venus plagiaria? Omettendo antiche proposte (ad esempio che plagiaria fosse corruzione popolare per pelagia, cioè la Venere marina), rispetto ad altre ipotesi più o meno ardite sembra preferibile l’interpretazione di Gigante (1979), che deriva plagiaria da plaga, cioè ‘rete’ e interpreta Venus plagiaria come Venere con la rete con cui avvolge l’innamorato, senza il senso peggiorativo che altri hanno dato alla parola. In tal modo, l’epiteto sarebbe adatto alla dea dell’amore, e tale interpretazione è più appropriata al carattere di Venere come dea protettrice dei Pompeiani di quanto sarebbe una Venere che commette crimen plagi (“Venere ladra che con le arti della seduzione, trascina dietro di sé gli incauti o creduli amanti”) come proposto ad es. dal Maiuri (1948).
La situazione rispecchiata nel testo potrebbe essere grosso modo questa: una madre di nome Ario ha preso atto che suo figlio (meno verosimilmente un parente consanguineo) ha subito l’assalto di Venere ed è caduto nella sua rete; poiché Venere provocherà tumulto nelle vie, Ario augura al figlio felice navigazione. Forse il figlio deve scappare per qualche guaio sessuale.
© 2017. Description: La collezione epigrafica. Museo archeologico nazionale di Napoli, a cura di C. Capaldi — F. Zevi, Milan, 2017. P. 273, cat. n. CLVI. 22.