Statue of Juno Sospita
Marble.
2nd century.
Parts of the face, of the arms with attributes and of the legs with the feet and a the snake were restored by Giovanni Pierantoni in the late 18th century.
Inv. No. 241.Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Round Room, 19Photo by Sergey Sosnovskiy

Statue of Juno Sospita.

Marble.
2nd century.
Parts of the face, of the arms with attributes and of the legs with the feet and a the snake were restored by Giovanni Pierantoni in the late 18th century.
Inv. No. 241.

Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Round Room, 19
(Roma, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino, Sala rotonda, 19).

Origin:
From the Mattei collection. Acquired by Museums in 1782 and immediately restored by Pierantoni.
Description:

Italiano SR 19. Statua colossale di Giunone Sospita

Era conservata nel cortile del Palazzo Mattei di Paganica e fu venduta ai Musei nel 1782 dal Duca Giuseppe Mattei di Giove; subito fu restaurata ed integrata (di parte del volto, delle braccia con gli attributi e di parte delle gambe con i piedi ed il serpente) dal Pierantoni. La testa di Giunone, cinta da un diadema, è coperta da una pelle di capra, che è poi allacciata sul petto, stretta sulle anche e rilasciata sui fianchi; al di sotto è vestita con un lungo chitone ed un peplo. Le integrazioni settecentesche della lancia e dello scudo, rispettivamente nella destra e nella sinistra, e dei calcei repandi (scarpe con la punta alzata) sono coerenti con le immagini delle dea testimoniate da monete. Questo aspetto bellico e terrifico di Giunone deriva soprattutto dal noto culto a Lanuvio della dea, vista come soccorritrice del centro latino (e successivamente anche di Roma); in particolare, la presente statua colossale sembra una replica, della metà del II sec. d. C., di un prototipo del V sec. a. C. Esiste l’ipotesi che la presente opera costituisse la statua di culto nel Tempio di Giunone Sospita del Foro Olitorio, presumibilmente posteriore ad un restauro che l’edificio sacro dovette subire nella prima metà del II sec. d. C.

Inv. 241;
G. Lippold, Handbuch der Archäologie, München 1950, III 1 p. 142 n° 552 tav. 37;
G. Marchetti Longhi, in RendPontAcc, 20, 1943/44, pp. 393—394 fig. 1;
W. Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümer in Rom, I, (4a ed.), Tübingen 1963, 48;
G. Hafner, in Jdl, 81, 1966, p. 197 e ss. fig. 14;
H. G. Martin, Römische Tempelkultbilder, Roma 1987, pp. 112—114 fig. 28;
E. La Rocca, LIMC V, p. 821 n° 28;
C. Pietrangeli, La provenienza delle sculture dei Musei Vaticani, in Bollettino dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie, VII, 1987, p. 138 n° 552.

Giandomenico Spinola (1999)
Credits:
(сс) 2006. Photo: Sergey Sosnovskiy (CC BY-SA 4.0).
© 1999. Description: G. Spinola. Guide cataloghi Musei Vaticani, 4. Il Museo Pio Clementino, 2. Città del Vaticano, Roma, 1999, p. 264, cat. no. SR 19.
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