45—79 CE.
59 × 65 cm. Inv. No. 8983.Naples, National Archaeological Museum, Hall LXIXPhoto by Luigi Spina
Polyphemus and Galatea.
45—79 CE.
59 × 65 cm.
Naples, National Archaeological Museum, Hall LXIX
(Napoli, Museo archeologico nazionale, Sala LXIX).
Galateia
1050. Herculaneum. Museo nazionale in Neapel I, 365. B. 0,65. H. 0,59.
Ein bärtiger Mann mit Satyrohren, in Gesichts- und Haarbildung dem Polyphem auf N. 1048 entsprechend, doch noch etwas edler gehalten, ein Pedum in der L., sitzt auf einem über den Felsen gebreiteten Pardelfell, welches über seinen r. Schenkel herab fällt, und blickt erwartungsvoll, die R. an das Kinn gelegt, ein Mädchen an, das ihm gegenübersteht, bekleidet mit gelb und violett schillerndem Chiton und weissem Mantel, in der L. einen rothen blattförmigen Fächer. Zwischen dem Manne und dem Mädchen steht ein zweites Mädchen in grün und gelb schillerndem Chiton und bläulich grünem Mantel und setzt ihrer Gefährtin, welcher sie das Gesicht zuwendet, indem sie mit den Händen auf den sitzenden Mann deutet, irgend etwas diesen Betreffendes auseinander. Vermuthlich ist dargestellt, wie Polyphem durch Vermittelung der in der Mitte befindlichen weiblichen Figur der ihm gegenüber stehenden Galateia einen Liebesantrag macht. Uebrigens glaube ich nach genauer Prüfung bei dem sitzenden Manne das Stirnauge wahrzunehmen, welches mit röthlichem Augenstern und gelbweissen Augenrändern unmittelbar über den Brauen von dem Künstler absichtlich in verschwommener Weise angedeutet zu sein scheint. Die l. untere Ecke des Bildes mit den unteren Partieen der Galateia ist zerstört. In der l. oberen Ecke des Bildes sind mit grüner Farbe drei Figuren in höchst nachlässiger und unklarer Weise hingemalt, wie um den Pinsel auszuwischen, die mit der Darstellung des Bildes selbst in gar keinem Zusammenhänge stehen. Falsch ist es, wenn sie im M. B. wie die Reliefs einer Basis dargestellt erscheinen. Man erkennt eine männliche Figur mit über dem Rücken fliegender Chlamys, einen Speer in der L., welche heftig nach r. schreitet und die R. nach einer vor ihm auf den Knieen liegenden Figur ausstreckt. Diese, vermuthlich mit dem Chiton bekleidet, erhebt wie bittend die R., während ein Mantel hinter ihrem Rücken und um ihre Schenkel flattert. Hinter der männlichen Figur sieht man eine zweite männliche, völlig nackt, in entgegengesetzter Richtung zur Seite schreiten. Rochette choix p. 69 denkt ohne Grund an Apoll und Daphne. Vgl. Bull. ital. I p. 29.
Real Museo Borbonico I—
Symb. crit. phil. Bonn, p. 364.
Vgl. Arch. Zeit. 1852 p. 154.
Polifemo avvertito della presenza di Galatea
Da Pompei; ma Ercolano in Sangiorgio.
Affresco.
Alt. cm 65; largh. cm 72,3; spessore cm 5,5.
Quadro distaccato dalla parete e inserito in cornice lignea; ampia lacuna nell’angolo inferiore sinistro integrata in modo neutro, lesioni superficiali; pittura abrasa e sbiadita soprattutto nel lato destro.
Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 8983.
IV stile.
45—
Il tema di Polifemo e Galatea è un topos nell’arte come nella poesia ellenistica e poi assai diffuso nel repertorio iconografico della pittura romana, inteso a umanizzare il Ciclope, monocolo e poi accecato, con la patetica storia del suo amore non corrisposto per la Ninfa.
In questo esemplare pittorico, Polifemo, figlio del dio Poseidone e della ninfa Toosa — dal corpo muscoloso coperto solo della pelle ferina intorno ai lombi, ricadente tra le sue gambe incrociate e su una balza petrosa alle sue spalle — appare seduto su una roccia al centro del quadro, e si volta all’indietro con la testa, dai folti capelli coronati e corta barba, tenendo nella mano sinistra poggiata sulla gamba destra il pedum (bastone pastorale); alla sua sinistra posata su una pietra è la clava insieme a un ramo di ulivo. Il Ciclope si porta, come dubbioso, il dito indice al mento, richiamato da una giovane donna — dai capelli annodati intorno alla testa, vestita di una lunga tunica bianca fermata sotto il seno e di un mantello azzurro drappeggiato intorno ai fianchi e sulla spalla sinistra — che gli indica la Ninfa, dal candido e delicato incarnato. La dea è ritratta in piedi di fianco sulla sinistra, con i capelli raccolti sulla nuca da cui fuoriesce una corta ciocca, reca bracciali al braccio e indossa una tunica azzurro violacea, una sopravveste gialla e un mantello bianco drappeggiato intorno ai fianchi e sulla spalla sinistra, intenta a guardare il semidio sventolandosi con un ventaglio a foglia. Sul fondale bianco, contro uno scorcio architettonico che si apre con una finestra a sfondo verde acqua, si intravede, come in una memoria, la rappresentazione dell’accecamento e della fuga di Odisseo. Nel mezzo scorre un ruscello d’acqua.
La scena, che si sviluppa su tre piani, spaziali e temporali, di cui l’ultimo immaginario, è dipinta con uno stile accurato ed efficace.
Bibliografia
Real Museo Borbonico, a cura di A. Niccolini, 16 voll., Napoli 1824—
W. Helbig, Wandgemälde der vom Vesuv verschütteten Städte Campaniens, Leipzig 1868, n. 1050;
Guida illustrata del Museo Nazionale di Napoli, a cura di A. Ruesch, Napoli 1908, n. 1416;
S. Reinach, Répertoire de Peintures Grecques et Romaines, Paris 1922, p. 172, 2;
O. Elia, Pitture murali e mosaici nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Roma 1932, n. 156;
Le collezioni del Museo Nazionale di Napoli: i mosaici, le pitture, gli oggetti di uso quotidiano, gli argenti, le terrecotte invetriate, i vetri, i cristalli, gli avori, a cura dell’Archivio Fotografico Pedicini, vol. I, Roma 1986, pp. 146—
P. D’Alconzo, Picturae excisae. Conservazione e restauro dei dipinti ercolanesi e pompeiani tra XVIII e XIX secolo, Roma 2002 (Studi della Soprintendenza Archeologica di Pompei, 8), p. 94, fig. 44.
Per confronti, s. v. Kyklops, in Lexicon Iconographicum Mithologiae Classicae, Zürich-München-Düsseldorf 1981—
© Photo: Luigi Spina.
1868. Description (1): Helbig W., Wandgemälde der vom Vesuv verschütteten Städte Campaniens. Leipzig, 1868: Breitkopf und Härtel. S. 210—211, Nr. 1050.
© 2008. Description (2): Nava M. L., Paris R., Friggeri R. Rosso Pompeiano. La decorazione pittorica nelle collezioni del Museo di Napoli e a Pompei. Electa, Milano, 2008. P. 114.