Antonia Minor. (Variants: Julia Livilla, sister of Caligula, or Livia Julia [Livilla], daughter of Antonia the Younger.)
Rome, Roman National Museum, Palazzo Massimo alle Terme
(Roma, Museo nazionale romano, Palazzo Massimo alle Terme).
Marmo lunense; h. cm. 32.
La parte destra del naso e i lobi degli orecchi sono scheggiati; macchie di ruggine sono sui capelli.
Dal Museo Palatino, già acquistata dalla Collezione Campana nel 1872.
La testa, leggermente inclinata verso destra, doveva appartenere ad un busto, giacché il collo, con una piccola parte del petto, è tagliato per l’inserzione. Il volto, dalla costruzione robusta, è modellato plasticamente; la luce modula le superfici creando dolci chiaroscuri che rendono la morbidezza della p.339 carne. Gli occhi, infossati sotto l’arcata sopraccigliare, non hanno le palpebre molto evidenziate; il naso ha il setto largo e grosso, senza alcun distacco della radice dalla fronte; questa è bassa ed in parte ricoperta da una frangia di riccioletti appiattiti; le labbra sono ben disegnate, il mento è pronunciato e tondeggiante. I capelli ondulati sono pettinati semplicemente con una scriminatura centrale e le morbide bande laterali si riuniscono, attorcigliandosi, in un nodo che scende basso dietro la nuca lasciando scoperte le orecchie. Ritroviamo esempi precedenti di questo tipo di acconciatura nelle terrecotte della fine del periodo repubblicano, come nella testa di Berlino (Fournée-van Zwet, Hairdress, fig. 23), datata dal West (I, p. 104) e dal Bianchi Bandinelli (R. Bianchi Bandinelli, Storicità dell’arte classica2, Firenze 1950, p. 118) intorno all’ultimo quarto del primo secolo a. C., mentre la Fournée (Fournée, art. cit., p. 17) è più propensa a porla nell’ultimo periodo augusteo — primo tiberiano, per la caratteristica coda corta. Il Bianchi Bandinelli giudicava questa pettinatura precorritrice dello « stile di Antonia » e la paragonava a quella di un’altra testa marmorea di Berlino (R. Bianchi Bandinelli, op. cit., tav. XLIV, n. 82), che è vicina al ritratto del Palatino anche stilisticamente, datata dalla Fournée (Fournée-van Zwet, art. cit., p. 18) negli ultimi anni del regno di Tiberio.
Il Ghirardini, basandosi soprattutto sulla acconciatura, catalogava la testa del Palatino come Antonia Minore, figlia di M. Antonio ed Ottavia, sorella di Augusto, la quale, nata nel 36 a.C., dopo la morte di Livia (29 d.C.) divenne la donna più importante dell’impero, onorata sia da Tiberio sia dal nipote Caligola, che la nominò Augusta, sia dal figlio Claudio che, dopo la sua morte, fece coniare monete con la sua effige (BMC, Emp., I, tav. 35, n. 8/9, tav. 36, n. 9).
L’acconciatura, semplice, con la frangia di riccioli che arriva alle tempie, è visibile su una moneta di Alessandria, coniata nel secondo anno di regno di Claudio (42 d.C.), raffigurante Antonia giovane (Bernoulli, Röm. Ikon., II, tav. XXXIII, 12).
Numerosi ritratti sono stati attribuiti ad Antonia Minore. Il Bernoulli la identifica con una certa sicurezza in una testa della Collezione Campana al Louvre: egli vi riscontra lo stesso profilo senza accentuazione della radice del naso e la stessa acconciatura delle effigi monetali (Bernoulli, op. cit., tav. XIV, p. 221, tav. XXX, nn. 9-12). Il Poulsen (F. Poulsen, Greek and Roman Portraits in English Country Houses, Oxford 1923), riconosce come ritratti di Antonia una testa del Louvre (fig. 37) e una di Wilton House (fig. 39) che non sono repliche del tipo della testa di Roma, ma sono molto vicine alle effigi monetali claudie. Questi tre ritratti, pur con caratteristiche differenti, rendono l’immagine di Antonia in età avanzata; la costruzione del volto è più allungata rispetto al tipo del Palatino e alla testa di Berlino, che si rifanno, invece, ad un tipo iconografico più giovanile. Accanto a questi ultimi ritratti vanno posti anche: la testa trovata durante i lavori di scavo del tempio di Roma e Augusto a Leptis Magna, riconosciuta dall’Aurigemma come un ritratto giovanile ed idealizzato di Antonia Minore (S. Aurigemma, in Afr. It., VIII, 1941, fig. 65-66, p. 88 ss.), un ritratto al Museo Vaticano (Kaschnitz, n. 616, tav. XLVII), un busto alla Ny Carlsberg Glyptothek, trovato a Tralles in Asia Minore (West, tav. XXXVI, nn. 150-152, p. 142 ss.; F. Poulsen, in ActaA, XVII, 1946, p. 30, fig. 21-23), il ritratto da una villa romana di Malta identificato da Ashby come quello di Agrippina Minore (Th. Ashby, in JRS, V, 1915, p. 39, fig. 10) e riconosciuto, invece, dal Pietrangeli come Antonia Minore (C. Pietrangeli, La famiglia di Augusto, Roma 1938, p. 55). Tutti questi ritratti, pur con varianti, rivelano, da un esame dei profili, una p.340 stessa persona ed hanno tra loro una connessione intima: c’è una somiglianza tra questo tipo e quello di Antonia quale appare sulle monete, ma non vi è identità. Uno stadio più antico, nell’iconografia di Antonia, è rappresentato dal ritratto nel fregio dell’Ara Pacis, scolpito tra il 13 e il 9 a.C. (G. Monaco, in BCom, LXII, 1934, p. 35), in cui è raffigurata poco più che ventenne, insieme al marito Druso e al figlioletto Germanico. La rassomiglianza con il profilo delle effigi monetali è notevole, anche se l’acconciatura non presenta la corona di riccioletti sulla fronte. Il Poulsen, nello studio dell’iconografia di Antonia, pone questo ritratto come indipendente (F. Poulsen, art. cit., p. 31), indubbiamente precedente agli altri tipi, ma senza alcuna possibilità di riuscire a stabilire la distanza cronologica tra loro. La causa va ricercata, per il Poulsen, nelle grandi variazioni e complessità dell’iconografia di Antonia Minore, i cui ritratti sono caratterizzati da una certa idealizzazione che portava gli artisti a ritrarla con aspetto giovanile, anche quando in realtà non lo era, come nel ritratto del Palatino, datato in epoca tiberiana dalla Marella (M. L. Marella, in NSc, 1943, p. 271), quando Antonia era ormai sessantenne. Nello stesso tempo, accanto a ritratti corrispondenti a stadi successivi della vita della principessa, creati da differenti artisti con differenti intenti, vi sono i riadattamenti di copie di ritratti precedenti, creati anche dopo la sua morte, come il caso della testa colossale della Iuno Ludovisi, databile agli anni di Claudio. Questa testa, riconosciuta da Rumpf come Antonia Minore, la ritrae sub specie deae, con l’attributo della vitta che ricorda la carica di Sacerdos Divi Augusti da lei ricoperta alla morte di Livia (A. Rumpf, in Abhandl. Preuss. Akad. Berlin, 5, 1941, p. 29; Felletti Maj, Ritratti, n. 118). L’identificazione della testa del Palatino con Antonia Minore è stata tuttavia esclusa dallo Jucker e, recentemente, dal Polaschek, il quale, nell’analisi dell’iconografia di Antonia Minore, ritiene che il tipo di Leptis e di Malta, a cui riconduce anche il ritratto del Palatino, pur rivelando caratteri comuni della famiglia giulio-claudia, non possa identificarsi con Antonia Minore, per le differenze sia fisionomiche che di acconciatura con il tipo di Wilton House, e fa per questo tipo, il nome di Livilla (K. Polaschek, in Studia Archaeologica, 15, 1973, p. 38 ss.).
Bibliografia: Felletti Maj, Ritratti, n. 85 (cfr. bibl. prec.); EAA, I, s.v. Antonia Minore: B. M. Felletti Maj; Jucker, Blätterkelch, p. 65, nota 9; V. Poulsen, Romains, I, p. 19; K. Polaschek, in Studia Archaeologica, 15, 1973, p. 42.
Neg.: GFN 12142 M.
Text: museum inscription to the sculpture.
© 1979. Description: Museo Nazionale Romano. Le Sculture. I, 1 (a cura di Antonio Giuliano). De Luca Editore, Roma, 1979, pp. 338—340.