Unknown Roman
The head does not belong to the statue.
White fine-grained marble.
Head: ca. 50—30 BCE, statue: 41—54 CE.
Total height 2.23 m, head 0.26 m.
Inv. No. 10473.
Rome, Vatican Museums, Gregorian Profane Museum

Italiano Togato con testa non pertinente.

Provenienza sconosciuta per la testa, il torso forse da Vulci.
Ca. 50 e il 30 a.C. (testa); età dell’impero di Claudio (torso).
Città del Vaticano, Musei Vaticani/Museo Gregoriano Profano, inv. nr. 10473.
Marmo bianco a grana fine, differente tra testa e torso.
Alt. tot. cm 223; testa cm 26.

Sono di restauro il collo, metà del braccio e tutto l’avambraccio destro, la mano sinistra con il volume arrotolato, la capsa dei volumi assieme ai piedi e alla base. Sono integrate inoltre numerose pieghe e la punta del naso.

La statua raffigura un personaggio di dimensioni poco maggiori del naturale, avvolto in un’ampia toga che ricade dalla spalla sinistra lasciando libero il capo, il braccio destro e il petto, coperto dalla tunica.

Il capo doveva essere realizzato separatamente fin dall’inizio e inserito nell’incavo del collo, ma quello che si vede ora è stato aggiunto dal restauratore ottocentesco e non è pertinente. Mentre per il togato si potrebbe avanzare con cautela una provenienza dagli scavi di Vulci degli anni 1835-1837 (quella tradizionale da Veio è infatti certamente erronea), per la testa non si hanno elementi che ne permettano un’attribuzione.

Il volto raffigura un uomo maturo dall’espressione concentrata e mostra alcuni dettagli interessanti. Nelle orecchie, infatti, il padiglione auricolare non è distaccato dal capo, mentre la capigliatura è solo abbozzata senza definire le singole ciocche. Qui si vedono anche tracce di gradina, in parte imputabili a una pulitura abbastanza violenta delle incrostazioni dovute al lungo interro. Sul retro, infine, si riconosce agevolmente un’area circolare ben delimitata rozzamente sbozzata. Questi elementi chiariscono come si tratti di un ritratto che faceva parte di un altorilievo funerario del tipo assai diffuso in età tardo-repubblicana e augustea, che verosimilmente comprendeva in origine diversi membri della stessa famiglia. In un momento non precisabile tra il Settecento e l’inizio dell’Ottocento il frammento deve essere stato rilavorato in modo da eliminare le tracce della lastra posteriore (che ha lasciato la traccia circolare sbozzata) e da trasformarlo in un ritratto a tutto tondo. Infine tale ritratto è stato utilizzato per integrare il torso su cui ancora è posto. Mentre il corpo del togato per ragioni tipologiche è [p.143] inquadrabile nell’età dell’imperatore Claudio, il ritratto è decisamente più antico. E stata più volte osservata la generica somiglianza con i ritratti di Cesare, caratteristica che si ritrova con frequenza nei ritratti degli anni ’30 del I sec. a.C. (Zanker 1981, pp. 356-359). Inoltre il trattamento dei capelli abbozzati si ritrova in diversi altorilievi dello stesso tipo (Kockel 1993, B1 tav. 12.a-b; F1 tav. 32.b-c; F2 tav. 34.c; H3 tav. 50.a-b), tutti databili all’in-circa tra il 50 e il 30 a.C.

Il ritratto in questione è stato considerato replica del ritratto maschile bronzeo di Cartoceto, ma pur essendo un ottimo confronto, non è così certo che si tratti dello stesso personaggio. Quanto alla proposta di identificare quest’ultimo con un membro della famiglia dei Domitii Ahenobarbi (Pollini 1991, p. 439), l’ipotesi sembra alquanto fragile. Si può osservare — tra l’altro — che i ritratti ad altorilievo tardorepubblicani e augustei del tipo a cui appartiene la testa in questione sono utilizzati solitamente da personaggi dotati di buone possibilità economiche, ma di condizione sociale non troppo elevata, il che non si accorderebbe con l’identificazione avanzata.

Cfr.: Benndorf-Schöne 1867, n. 466; Goethert 1939, pp. 198—199, n. 1; Giuliano 1957, pp. 6—7, n. 7, p. 24, tavv. 4, 60; von Heintze 1960, p. 143, n. 7; Ead., in Helbig 1963, n. 1138; Liverani 1987, p. 36, n. 7; Goette 1989, p. 120, B a 134; Liverani 1990—1991, p. 172, figg. 7—8; Buranelli 1991, pp. 179—181, n. 9; Pollini 1993, pp. 431—433, figg. 10—11.

Paolo Liverani
Unknown Roman
The head does not belong to the statue.
White fine-grained marble.
Head: ca. 50—30 BCE, statue: 41—54 CE.
Total height 2.23 m, head 0.26 m.
Inv. No. 10473.Rome, Vatican Museums, Gregorian Profane Museum

Unknown Roman.

The head does not belong to the statue.
White fine-grained marble.
Head: ca. 50—30 BCE, statue: 41—54 CE.
Total height 2.23 m, head 0.26 m.
Inv. No. 10473.

Rome, Vatican Museums, Gregorian Profane Museum
(Roma, Musei Vaticani, Museo gregoriano profano).

Origin:
Provenance of the head it is not known; body, possible, from Vulci, 1835—1837.
Description:

Italiano Togato con testa non pertinente.

Provenienza sconosciuta per la testa, il torso forse da Vulci.
Ca. 50 e il 30 a.C. (testa); età dell’impero di Claudio (torso).
Città del Vaticano, Musei Vaticani/Museo Gregoriano Profano, inv. nr. 10473.
Marmo bianco a grana fine, differente tra testa e torso.
Alt. tot. cm 223; testa cm 26.

Sono di restauro il collo, metà del braccio e tutto l’avambraccio destro, la mano sinistra con il volume arrotolato, la capsa dei volumi assieme ai piedi e alla base. Sono integrate inoltre numerose pieghe e la punta del naso.

La statua raffigura un personaggio di dimensioni poco maggiori del naturale, avvolto in un’ampia toga che ricade dalla spalla sinistra lasciando libero il capo, il braccio destro e il petto, coperto dalla tunica.

Il capo doveva essere realizzato separatamente fin dall’inizio e inserito nell’incavo del collo, ma quello che si vede ora è stato aggiunto dal restauratore ottocentesco e non è pertinente. Mentre per il togato si potrebbe avanzare con cautela una provenienza dagli scavi di Vulci degli anni 1835-1837 (quella tradizionale da Veio è infatti certamente erronea), per la testa non si hanno elementi che ne permettano un’attribuzione.

Il volto raffigura un uomo maturo dall’espressione concentrata e mostra alcuni dettagli interessanti. Nelle orecchie, infatti, il padiglione auricolare non è distaccato dal capo, mentre la capigliatura è solo abbozzata senza definire le singole ciocche. Qui si vedono anche tracce di gradina, in parte imputabili a una pulitura abbastanza violenta delle incrostazioni dovute al lungo interro. Sul retro, infine, si riconosce agevolmente un’area circolare ben delimitata rozzamente sbozzata. Questi elementi chiariscono come si tratti di un ritratto che faceva parte di un altorilievo funerario del tipo assai diffuso in età tardo-repubblicana e augustea, che verosimilmente comprendeva in origine diversi membri della stessa famiglia. In un momento non precisabile tra il Settecento e l’inizio dell’Ottocento il frammento deve essere stato rilavorato in modo da eliminare le tracce della lastra posteriore (che ha lasciato la traccia circolare sbozzata) e da trasformarlo in un ritratto a tutto tondo. Infine tale ritratto è stato utilizzato per integrare il torso su cui ancora è posto. Mentre il corpo del togato per ragioni tipologiche è [p.143] inquadrabile nell’età dell’imperatore Claudio, il ritratto è decisamente più antico. E stata più volte osservata la generica somiglianza con i ritratti di Cesare, caratteristica che si ritrova con frequenza nei ritratti degli anni ’30 del I sec. a.C. (Zanker 1981, pp. 356-359). Inoltre il trattamento dei capelli abbozzati si ritrova in diversi altorilievi dello stesso tipo (Kockel 1993, B1 tav. 12.a-b; F1 tav. 32.b-c; F2 tav. 34.c; H3 tav. 50.a-b), tutti databili all’in-circa tra il 50 e il 30 a.C.

Il ritratto in questione è stato considerato replica del ritratto maschile bronzeo di Cartoceto, ma pur essendo un ottimo confronto, non è così certo che si tratti dello stesso personaggio. Quanto alla proposta di identificare quest’ultimo con un membro della famiglia dei Domitii Ahenobarbi (Pollini 1991, p. 439), l’ipotesi sembra alquanto fragile. Si può osservare — tra l’altro — che i ritratti ad altorilievo tardorepubblicani e augustei del tipo a cui appartiene la testa in questione sono utilizzati solitamente da personaggi dotati di buone possibilità economiche, ma di condizione sociale non troppo elevata, il che non si accorderebbe con l’identificazione avanzata.

Cfr.: Benndorf-Schöne 1867, n. 466; Goethert 1939, pp. 198—199, n. 1; Giuliano 1957, pp. 6—7, n. 7, p. 24, tavv. 4, 60; von Heintze 1960, p. 143, n. 7; Ead., in Helbig 1963, n. 1138; Liverani 1987, p. 36, n. 7; Goette 1989, p. 120, B a 134; Liverani 1990—1991, p. 172, figg. 7—8; Buranelli 1991, pp. 179—181, n. 9; Pollini 1993, pp. 431—433, figg. 10—11.

Paolo Liverani
Credits:
© 2002. Photo, text: De Marinis G., Tufi S. R., Baldelli G. Bronzi e marmi della Flaminia. Sculture romane e confronto. (Pergola, 15 giugno — 3 novembre 2002). Artioli Editore, Modena, 2002, pp. 143—144, cat. 27.
THE GALLERY OF ANCIENT ART
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History of Ancient Rome