Male bust — so-called “Vitellius of Grimani”
Marble. First half of the 2nd century CE.
Height 48 cm.
Inv. No. 20.Venice, National Archaeological Museum

Male bust — so-called “Vitellius of Grimani”.

Marble. First half of the 2nd century CE.
Height 48 cm.
Inv. No. 20.

Venice, National Archaeological Museum
(Venezia, Museo archeologico nazionale).

Private collection, Grimani.
Origin:
Found in Rome, 1505; from the Domenico Grimani collection.
Description:

Italiano IV. 17. Busto maschile — Vitellio Grimani

inv. 20.
marmo, h cm 48.
prima metà del II secolo d.C.
luogo di rinvenimento: Roma dalla collezione di Domenico Grimani.

Il cosiddetto Vitellio Grimani è tra le opere che hanno goduto di maggior fortuna tra le antichità raccolte nel Museo Archeologico Nazionale. Rinvenuto a Roma nel 1505, fu esposto a Palazzo Ducale nel 1525, insieme a tutti gli altri tesori della collezione donati alla Serenissima, e vi rimase fino al trasferimento allo Statuario Pubblico. Il busto incontrò immediatamente l’interesse degli appassionati d’antichità che, già poco dopo la sua scoperta, lo identificarono con l’imperatore Vitellio. Gli umanisti, affascinati dalla figura controversa di questo personaggio che Svetonio nelle Vite dei Cesari ricorda dissoluto ed eccessivamente grasso per l’incontinenza nel mangiare e nel bere, pensarono, sulla base anche delle effìgi monetali, di rivedere in questo volto grassoccio il ritratto del discusso imperatore. Vitellio fu colpito da damnatio memoriae, perciò non rimangono ritratti sicuri, mentre i profili sulle monete non riportano che una vaga somiglianza. Non esistono pertanto confronti antichi, tanto che si può definire quest’opera un unicum, la cui singolare bellezza ottenne un vasto successo nel corso dei secoli sia presso i collezionisti che tra numerosi artisti. Il Vitellio Grimani divenne ben presto un pezzo irrinunciabile nelle raccolte dei più importanti collezionisti. Già nel XVI secolo, infatti, furono eseguite numerose copie; il Museo Archeologico Nazionale, per esempio, conserva pure una replica in bronzo (inv. Br. 6), donata nel 1596 da Giacomo Contarini. Lo stesso Tintoretto possedeva un calco su cui si esercitarono anche gli allievi della sua bottega, come dimostrano i numerosi disegni conservati. Molti altri artisti, tra cui Veronese, Tiziano e Palma il Giovane utilizzarono il Vitellio Grimani come modello, tanto che in molti dei loro dipinti compaiono dei personaggi che riportano le sue sembianze. Alcuni studiosi hanno considerato questo busto una falsificazione rinascimentale, ma attualmente non ci sono dubbi circa l’antichità dell’opera e l’unico intervento spurio sarebbe l’iscrizione felix vibas, incisa sul retro. La critica rifiuta unanimemente l’identificazione con Vitellio; questo ritratto rappresenterebbe piuttosto un ignoto personaggio, probabilmente prestigioso e di elevata condizione sociale. Si tratta di un uomo in età matura, i cui tratti fisionomici sono resi con uno schietto realismo. Tra l’adiposità di guance e collo e la fronte corrugata, sotto due folte sopracciglia, spicca lo sguardo risoluto, la cui autorevolezza sembra suggerita anche dalla bocca stretta con il labbro inferiore prominente. Il trattamento stilizzato dei capelli e l’incisione di pupille e iride consentono di datare l’opera all’età adrianea, tra il terzo e il quarto decennio del II secolo d.C.

Luca Trolese
Credits:
© 2004. Photo, text: Favaretto I., De Paoli M., Dossi M. C. Museo Archeologico Nazionale di Venezia. Electa, Milano, 2004, p. 116, cat. IV. 17.
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