Agrippina the Younger as a priestess
Bronze.
49—50 CE.
Height 211 cm.
Inv. No. 5609.Naples, National Archaeological MuseumPhoto by Ilya Shurygin

Agrippina the Younger as a priestess.

Bronze.
49—50 CE.
Height 211 cm.
Inv. No. 5609.

Naples, National Archaeological Museum
(Napoli, Museo archeologico nazionale).

Herculaneum.
Origin:
Augusteum (basilica) of Herculaneum. Found 12.09.1741.
Description:

Italiano 122. Statua muliebre

Bronzo; h. 220; h. testa 20.
Da Ercolano, Teatro; Inv. 5609.
Età claudio-neroniana.

Bibl.: R n. 788; Kluge-Lehmann 1927, II, p. 72, fig. 3, III, tav. XXIII; Hausmann, loc. it.; Fittschen-Zanker 1983, n. 5 nota 4.

Il lieve volgersi del capo di lato ne interrompe la frontalità e la disomogeneità delle pieghe del panneggio la libera dalla rigidezza delle altre figure simili Inv. 5599 (Cat. n. 120), Inv. 5612 (Cat. n. 121).

La sproporzione fra la testa, esageratamente piccola, e la figura, fa sorgere il sospetto che non siano l’una all’altra pertinenti.

La testa di questa e della statua precedente (Cat. n. 121) sono state incluse fra i ritratti di Agrippina Minore, madre di Nerone.

AFP MN 214.

Le Collezioni del Museo Nazionale di Napoli (1989)

23. Statua di Agrippina Minore

Bronzo
Ercolano, Augusteum (cd. Basilica), rinvenuta il 12 settembre 1741, non lontano dalla nicchia posta al centro del lato di fondo Napoli, MAN, inv. 5609.
Misure: h. m 2,06; testa cm 22

Bibliografia: AA.VV., Le Collezioni del Museo Nazionale di Napoli. La scultura greco-romana, Napoli 1989, p. 120, n. 122; D. Boschung, Gens Augusta: Untersuchungen zur Aufstellung, Wirkung und Bedeutung der Statuengruppen des julisch-claudischen Kaiserhauses, “Monumenta artis Romanae” XXII, Mainz 2002, p. 119, cat. 42. 6, tav. 94, 1; G. Lahusen — E. Formigli, Grossbronzen aus Herculaneum und Pompeji. Statuen und Büsten von Herrschem und Bürgem, Worms 2007, pp. 53-60 (con ampia bibliografia precedente).

La statua bronzea presenta l’imponente figura femminile raffigurata frontalmente, con tunica manicata e ampia palla che l’avvolge fin sul capo, lasciando scoperti soltanto, nell’obliquo squarcio ovoidale sulla destra, metà del busto, il braccio e la testa. La figura gravita sulla gamba sinistra, con la destra appena flessa e leggermente scartata di lato; in basso, dalle pieghe della stola fuoriescono alutae calzate ai piedi; delle braccia, entrambe piegate ad angolo retto e con gli avambracci protesi in avanti nel gesto dell’offerente, la sinistra è più legata al busto, la destra, nel protendersi, si apre leggermente verso lo spazio laterale; entrambe le mani in origine recavano oggetti. Il braccio scoperto è segnato dalla serrata pieghettatura del leggero tessuto della veste, che impreziosisce e contrasta, coi suoi minuti balzi orizzontali, il fitto e pesante panneggio, che si muove verso il lato sinistro della figura con l’andamento obliquo e vario delle pieghe, in particolare nel registro superiore, interrotto dal lungo lembo orizzontale, trattenuto dal braccio sinistro, che taglia in due la composizione, e che si conclude sul fianco, verso il basso, nel coloristico gioco di pieghe verticali dagli orli digradanti. La figura della nobile dama, in veste sacerdotale, si conclude in alto con la testa, eretta sul lungo collo, rivolta, con un impercettibile movimento rotatorio, verso il lato destro, nella direzione del braccio scoperto, sì che la scultura può essere ammirata non solo frontalmente, ma anche di tre quarti. La testa raffigura Agrippina Minore (tipo Stuttgart; S. Adamo Muscettola, Ritratto e Società ad Ercolano, in Gli Antichi Ercolanesi. Antropologia, Società, Economia, Catalogo Mostra Ercolano, 30 marzo-26 Luglio 2000, a cura di M. Pagano, Napoli 2000, p. 112), ed è simile nello stile, nei lineamenti del volto, nella pettinatura resa con una plastica teoria di corti ricci sulla fronte, alla testa ritratto della statua MANN 5612 (cat. 39), anch’essa attribuita all’imperatrice e proveniente probabilmente dal Teatro, la cui espressione è più aperta, laddove il nostro ritratto presenta il disegno sopracciliare più profondo e lo sguardo più fosco, tipico dei ritratti neroniani. La parte apicale della testa, nella curvatura del manto, reca tracce di un attacco, verosimilmente del diadema semilunato che ne indica la dignità di Augusta, titolo ricevuto nel 50 d. C. In area vesuviana il tipo statuario trova confronto con la statua femminile marmorea di età neroniana, MANN 6041, proveniente dal Macellum di Pompei, raffigurante un personaggio pompeiano in costume e atteggiamento di sacerdotessa, secondo una riproduzione, interpretata secondo il gusto romano dell’epoca, della cosiddetta Artemisia del Mausoleo di Alicarnasso (A. de Franciscis, Il ritratto romano a Pompei, Napoli 1951, pp. 63-65, figg. 72-73; P. Zanker, Augusto e il potere delle immagini, Torino 1989, pp. 341-343, fig. 253). L’effigie di Agrippina Augusta, con pettinatura a coda allungata sul collo e rete di riccioli in triplice fila sulla fronte, è riportata su aurei di Claudio degli anni 50-51 d. C. (H. Mattingly, Coins of the Roman Empire in the British Museum, I, Oxford 1983, pp. 197-198, tav. 34, n. 3), periodo nel quale è da collocare la realizzazione della scultura ercolanese. La veste sacerdotale con cui è raffigurata Agrippina nella scultura bronzea dell’Augusteum, richiama l’episodio, riportato dalle fonti, del suo ingresso trionfale in Campidoglio, su un cocchio, onore riservato in precedenza solo ai sacerdoti e alle immagini sacre, assunto dall’ambiziosa Augusta per rendere più vistoso lo splendore del suo ruolo, unico esempio nel firmamento imperiale, di sorella, moglie e madre di imperatori (Tac., Ann., XII, 42).

Marisa Mastroroberto (2009)
Credits:
© 2011. Photo: Ilya Shurygin.
Info: museum annotation.
© 1989. Description (1): Le Collezioni del Museo Nazionale di Napoli. De Luca Edizioni D’Arte — Leonardo, Napoli, 1989. I, 2, p. 120, cat. n. 1/122.
© 2009. Description (2): Ercolano. Tre secoli di scoperte. Electa, Milano, 2009, pp. 253—254, cat. n. 23.
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