Augustus as Jupiter Capitolinus.
Naples, National Archaeological Museum
(Napoli, Museo archeologico nazionale).
20. Statua colossale seduta di Augusto.
Marmo.
Ercolano, Augusteum (ed. Basilica), a sinistra nell’esedra rettangolare posta al centro del lato di fondo.
Napoli, MAN, inv. 6040. Misure h. 2,15 m.
Bibliografia: AA. VV., Le Collezioni del Museo Nazionale di Napoli. La scultura greco-romana, Napoli 1989, p. 110, n. 74; D. Boschung, Gens Augusta: Untersuchungen zur Aufstellung, Wirkung und Bedeutung der Statuengruppen des julisch-claudischen Kaiserhauses, in «Monumenta artis Romanae» XXII, Mainz 2002, p. 119, cat. 42. 4, tav. 92, 1.
La statua colossale raffigura un imperatore seduto in trono, restaurato con la testa di Augusto sulla base del confronto della sua raffigurazione in trono, come Giove, sulla Gemma Augustea (Guida illustrata del Museo Nazionale di Napoli, a cura di A. Ruesch, Napoli 1908, n. 965). La testa è coronata con un serto di foglie di quercia, da cui pendono bende fin sulle spalle. La figura, imponente nella struttura, si presenta con un’impostazione non rigidamente frontale, con il torso nudo leggermente ruotato, con un ritmo che contrappone le anche al busto e con rispondenze chiastiche che vedono il braccio destro appoggiato alla coscia, con conseguente lieve inclinazione della spalla, il sinistro sollevato a tenere un lungo scettro; le gambe, aperte, di cui la sinistra avanzata e poggiata sul tallone, e la destra arretrata. Il paludamentum che riveste la parte inferiore del corpo, coprendo l’attacco delle gambe, sale posteriormente allargandosi sul dorso e fermandosi con un lembo ripiegato sulla spalla sinistra, per poi scendere e disporsi con un abbondante gioco di pieghe sulla coscia destra, lasciando la gamba avanzata scoperta.
La disposizione delle pieghe del panneggio nella parte inferiore della figura, con l’articolato contrasto fra la rigida verticalità dei cannoli lungo la gamba scoperta in primo piano e il tessuto che si tende morbidamente sul grembo con efficaci effetti chiaroscurali, crea profondità e accentua la tridimensionalità che sottende all’impostazione originaria dell’opera. Questa richiama creazioni lisippee, note da bronzetti, quali l’Herakles Epitrapezios, con la mediazione tuttavia di un eclettismo da ascrivere a una fase avanzata del periodo ellenistico, in cui la semplice contrapposizione tra busto e gambe, e il loro articolarsi nello spazio, si arricchisce di ulteriori effetti chiaroscurali con l’utilizzo del mantello nella parte inferiore della figura. Tale iconografia continua a essere presente nelle statue di Zeus seduto, riprodotto in numerosi esemplari sia in marmo sia in bronzo; tra le copie in marmo la più famosa è lo Zeus Verospi. Le numerose repliche eseguite in età imperiale dipendono nella gran parte dall’immagine del simulacro crisoelefantino di Giove Capitolino, creata da Apollonios, nota solo dalle fonti, ma largamente celebrata e riprodotta in numerose versioni. Per l’immagine di Giove come rappresentazione del potere supremo e universale dell’imperatore, si veda P. Zanker, Augusto e il potere delle immagini, Torino 1989, pp. 245-254.
Data: museum annotation.
© 2009. Description: Ercolano. Tre secoli di scoperte. Electa, Milano, 2009, pp. 252—253, cat. 20.