Sarcophagus with scenes of myth of Phaedra and Hippolytus
Marble.
Ca. 180 CE.
H. 0.93 m, with lid 1.05 m; L. 2.40 m; B. 1.04 m; L. of lid 2.58 m.
Inv. No. C 9 est.Pisa, Camposanto MonumentalePhoto by Ilya Shurygin

Sarcophagus with scenes of myth of Phaedra and Hippolytus.

Marble.
Ca. 180 CE.
H. 0.93 m, with lid 1.05 m; L. 2.40 m; B. 1.04 m; L. of lid 2.58 m.
Inv. No. C 9 est.

Pisa, Camposanto Monumentale.

Description:

Italiano C 9 est.

Alt. m. 0.93, col coperchio m. 1.05; lungh. m. 2.40; largh. m. 1.04; lungh.-coperchio m. 2.58. Dalla parete meridionale del Duomo presso la porta. Figg. 160—163.

Sarcofago a cassa rettangolare con coperchio a cornice sagomata e sporgente.

Da sinistra; sul fondo edilizio a timpano triangolare, sostenuto da paraste corinzie (il capitello di destra s’intravede appena in alto). A sinistra figura femminile stante ammantata che tende il volto verso la figura principale di donna seduta su seggio a spalliera dalle gambe tornite, la quale appoggia i piedi su di uno sgabello sagomato in basso a doppie spirali. Si tratta di Fedra con la nutrice. Intorno a lei, che si appoggia col gomito destro al bracciuolo del trono e guarda intenta verso la scena che le si presenta, sta in basso di prospetto (volto sfigurato e gamba sinistra mancante) un fanciullo nudo dai capelli lunghi; ai suoi piedi, appoggiato col gomito destro sul suo ginocchio sinistro un Erote alato; di fianco sono sul fondo un’ancella simile alla prima ed ima vecchia nutrice col capo acconciato in una pettinatura non greca, dai tratti molto realistici. Si apre poi sul fondo un ampio parapétasma o tenda; quasi al centro di esso un efebo nudo con clamide sulla spalla sinistra volge il capo verso destra pur stando di prospetto; alla sua sinistra la parte anteriore di un cavallo di profilo col muso di scorcio rotto all’altezza delle froge. E’ Ippolito. In basso cane accovacciato mancante del muso e della zampa destra; alla sinistra della figura precedente altro p.135 giovane con clamide agganciata sulla spalla d. e con le gambe incrociate in modo da offrire la sensazione di un movimento verso la destra di chi guarda.

A destra un pilastro scannellato con piedistallo e inizio di arco, che divide la precedente scena da quella di caccia che segue. Sul pilastro ionico, in alto, a bassorilievo Vittoria in chitone lungo cori arco nella destra e grande fiaccola nella sinistra.

Da sinistra figura femminile con corta clamide e calzari ed elmo, con scudo nella sinistra (visibile dall’interno sul fondo) mancante dell’avambraccio e. della mano destra, con la quale toccava il torso del cavaliere seguente; la clamide forma un vortice che si sovrappone a quello del cavaliere che ha la clamide agganciata sulle spalle; al suo fianco, altro giovane cacciatore a cavallo visto col volto di prospetto. E’ Artemide, la protettrice di Ippolito. Al disotto delle zampe dei cavalli cane sul fondo col muso alzato, un altro più in basso mancante delle zampe, e, a destra, un terzo che, col muso a terra, è ormai caduto sotto il peso delle zampe del cinghiale. La fiera è rappresentata per la metà anteriore circa, con le fauci spalancate, mentre esce da un antro roccioso delimitato, sull’angolo del sarcofago, da un nodoso tronco d’albero. Sul fondo in basso asperità del terreno e densi virgulti danno un tocco al paesaggio silvestre in cui la scena si svolge.

In alto a destra, appoggiato al trofico d’albero col braccio sinistro, per due terzi emerge la figura barbata di un pastore con copricapo che è una specie di pilos; la clamide con piccolo mantello sovrastante lascia nuda la spalla destra.

A sinistra di chi guarda sul lato breve, a bassissimo rilievo efebo con pilum da caccia, nudo e con clamide sulle spalle, che tiene per le redini un destriero; dietro di lui pastore con fiera sulle spalle, morta, con alti calzari e copricapo simile a quello del pastore precedente.

Sul lato destro, altro efebo nudo con clamide sulle spalle, che si appoggia al pilum; davanti a lui pastore, simile all’altro, che porta altre aste e nella destra abbassata tiene il. guinzaglio di un cane dal muso rivolto in alto verso di lui.

La scena di sinistra con Fedra appare strettamente legata agli schemi presenti dei sarcofagi del Louvre, di Villa Giustiniani-Massimo, e di Spalato, mentre la seconda parte con la caccia di Ippolito richiama le scene dei sarcofagi di Agrigento e di Leningrado (Robert III, 2 nn. 161, 162, 163; 162, 164). Ma si può ben dire che tutti quelli dei gruppi a suo tempo distinti dal Robert hanno imo schema comune, anche se variati sono gli p.137 spostamenti della scena di Fedra, ora a sinistra ed ora a destra, e le inserzioni degli elementi architettonici e del parapétasma, e se talora manca (come nel caso del sarcofago di Villa Pamphili) l’indicazione del tempio di Artemide, Per una valutazione delle fonti letterarie, e dei rapporti con l’Ippolito euripideo si vedano le considerazioni preliminari, e magistrali, del Robert (III, z, p. 169 ss.). La ricchezza della documentazione figurata del mito sui sarcofagi meritava una più intensa attenzione da parte degli studiosi che, finora, non sembra essersi verificata.

Per quanto concerne la struttura generale della nostra scena si deve rilevare che essa, nella sua partizione costituita dal pilastro centrale con capitello tronco-conico, si ripete quasi identica sui sarcofagi del Museo Gregoriano Profano, di S. Clemente, di villa Doria Pamphili e di villa Giustiniani-Massimo. Ma esiste una fondamentale diversità nello schema della figura di Fedra, fra il nostro e quelli citati, ad eccezione dell’ultimo; infatti, sul solo sarcofago di villa Massimo e sul nostro, Fedra è rivolta verso Ippolito e lo fissa con ardore, mentre in tutti gli altri esemplari essa si volge ad ascoltare i suggerimenti della figura che sta dietro il suo trono. Tale differenza si ripete anche sui sarcofagi fuori Roma; soltanto sul sarcofago di palazzo Mazzarosa a Lucca, su quello di Capua e su quello di Lione (in Espérandieu III 1747, è solo il frammento del busto, e la probabilità che si tratti di Fedra è altissima) l’eroina è rivolta versò Ippolito, mentre sui sarcofagi degli Uffizi, del Louvre e di Benevento essa volge il capo indietro. Si tratta di uno schema diverso che probabilmente corrisponde, anche, a due differenti momenti ispirati dalla tradizione poetica. Le due scene laterali trovano confronti abbastanza specifici nelle scene laterali del sarcofago lucchese di Mazzarosa e soprattutto in quelle del sarcofago degli Uffizi.

Il nostro sarcofago appartiene, come tecnica, alla migliore tradizione artigianale adrianea-antoniniana; non sembra possibile di collocarlo dopo il 190 e, forse, la sua data è verso il 180, come del resto quello del Laterano, e si richiama anche ai sarcofagi con scene del mito di Adone della fine dell’età adrianea. La Lawrence, recentemente, ritiene dì collocarlo fra il 185 ed il 195, senza tuttavia dame motivi precisi.

Il Robert ha esaurientemente illustrate le connessioni del sarcofago dal punto di vista medioevale.

Non occorre aggiungere l’importanza che il sarcofago ebbe per Niccolò Pisano che s’ispirò, nel pulpito, alla Fedra ed alla nutrice per le figure della Vergine e di Anna, per la c. d. Ecclesia, per l’angelo della Crocefissione, per la fanciulla con la brocca della natività; alla testa d’Ippolito per il giovane accanto al sommo sacerdote, e al compagno a cavallo di Ippolito per la figura a destra dietro il sommo sacerdote, e ai cavalli stessi per la scena dei Magi.

p.138 Dütschke n. 24;
Lasinio tav. LXXIII;
Robert III p. 22 n. 163, 202;
Da Morrona Pisa II p. 293;
Vasari Vite (Michelangelo);
Papini n. 113 p. 74;
Reinach Rep. 114, 3;
Matz Meisterw. p. 159;
H. Sichtermann Späte Endymionsarkophage Baden-Baden 1966 p. 50 abb. 36;
cfr. M. Lawrence in In memoriam Otto J. Brendel Mainz 1976 p. 173 ss. pls. 42, 43 c.

Lapide moderna (cm. 160 × 42) che probabilmente ricopia quella più anticamente esistente, sotto il sarcofago:

+
QUAMVIS PECCATRIX SUM DOMNA VOCATA BEATRIX
IN TUMULO MISSA IACEO QUAE COMITISSA
A(NNO) D(OMINI) MLXXVI.

Il sarcofago della contessa Beatrice fu nella Cattedrale fino al 1303, quando l’Operaio Burgundio Tadi lo fece trasferire sulla parete esterna sinistra dell’abside maggiore; l’iscrizione del 1303, ivi scolpita, riferisce questa circostanza insieme alla data di morte della Contessa Matilde, figlia di Beatrice (1115), e ai larghi lasciti di Matilde in favore della Chiesa pisana. Sempre nello stesso luogo una iscrizione del 1810 ricorda il successivo trasferimento del sarcofago nel Camposanto.

E. Cristiani (1977)
Credits:
© 2013. Photo: Ilya Shurygin.
© 1977. Description: Arias P. E., Gabba E., Cristiani E. Camposanto Monumentale di Pisa. Le Antichità. Pacini Editore, Pisa, 1977. P. 135—138, cat. C 9 est.
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