220—230 CE.
H. 0,965 m, L. 2.23 m, W. 0.3 m. Inv. No. A 2 est.Pisa, Camposanto MonumentalePhoto by Ilya Shurygin
Sarcophagus with portraits of the deceased in clipeus hold by the Seasons of the Year.
220—230 CE.
H. 0,965 m, L. 2.23 m, W. 0.3 m.
Pisa, Camposanto Monumentale.
A 2 est.
Alt. m. 0.965; lungh. m. 2.23; prof. m. 0.30.
Dono Roncioni. Figg. 1, 2.
Fronte di sarcofago. Da sinistra figura alata maschile stante, di cui manca l’ala destra, col volto rivolto alla sinistra, e cioè verso il centro della rappresentazione figurata. In basso a sinistra frammento di cesto. A destra, altra figura simile dalle ali aperte, col volto verso la figura precedente in schema perfettamente contrapposto. Al centro fra le due figure, in basso, figura femminile con himation che dalle spalle avvolge la parte inferiore del corpo, ma lascia visibile petto e ventre, raffigurata di prospetto e con le gambe di profilo; il volto guarda verso il centro del sarcofago ed è rivolto verso l’alto, i capelli sono lunghi e raccolti in un tuppo posteriore. E’ la tradizionale figura della Tellus. Al di là del medaglione centrale, analoga rappresentazione di figure alate maschili rivolte l’una verso l’altra; tutte hanno volti p.52 incorniciati da un’abbondante e lunga chioma ricciuta che scende sulle spalle. Fra i due genii alati a destra del medaglione, figura semisdraiata barbata, contrapposta a quella femminile dell’altro lato, nell’identico schema del capo di tre quarti, del tronco superiore nudo di prospetto e delle gambe di profilo avvolte nell’himation. Una delle gambe, la sinistra, è piegata e inserita — con espediente non felice — entro quelle del genio alato stante a destra del medaglione. Sulla destra, a fianco della figura barbata maschile semisdraiata prua di nave e traccia di volatile di cui sono visibili le zampe. Si tratta, chiaramente, di Oceanus.
In alto, fra i genii alati, cesti appesi pieni di frutta e foglie. In basso, sotto il medaglione centrale, carro tratto da una coppia di buoi, con figura acefala di conduttore del carro e figura acefala che precede con ceste. Sul fondo alberi, e in basso, cesto rovesciato. L’ala del genio all’estremità destra continua sul fianco, e, probabilmente, così era anche quella dell’altro fianco sinistro; in questo, nella parte inferiore, resto di animale, forse felino.
Il medaglione centrale ha una cornice rilevata sulla quale appaiono abbastanza evidenti, nonostante la non buona conservazione, i segni dello zodiaco (da destra in alto sembra di scorgere i Pesci, poi in basso, lo Scorpione, e, in alto a sinistra i Gemelli; questa consuetudine di rappresentare i segni dello Zodiaco sulla cornice si ritrova nel sarcofago di Sassari, Hanfmann n. 492a).
Entro il medaglione busti di figura maschile a destra, con corta barba, capelli resi a solcature tenui e fitte di scalpello, e toga con tabulatio; a sinistra busto femminile con testa dalla acconciatura soffice e tipica del III secolo e con panneggio del mantello che sul fondo forma un ampio vortice.
Il sarcofago fa parte di un’ampia serie con medaglione al centro, dove la rappresentazione delle Stagioni è resa sulla fronte da quattro putti alati stanti e s’inserisce nella serie costituita da quelli di Villa Carpegna, del Louvre, di Cagliari, di Dumbarton Oaks (Hanfmann nn. 465, 294, 498 u. 27) mentre le recumbenti figure di Oceanus e Tellus lo avvicinano ad altri sarcofagi di Gerusalemme, Louvre, Vaticano, Ny Carlsbeg, Gubbio e Porto (Hanfmann p. 38), e l’episodio dell’uomo che ara si iscrive bene nella comune serie dei sarcofagi che rappresentano episodi di vita agreste sotto il medaglione (Hanfmann II p. 22).
La presenza dei segni dello Zodiaco insieme con le figure semisdraiate di Tellus e Oceanus allude chiaramente all’apoteosi simbolica dei defunti, e in questo senso va intesa.
p.53 La cronologia del nostro sarcofago è probabilmente intorno al terzo decennio del III secolo, e non ci sembra che la data del 240, su cui insiste il Turcan, sia del lutto sicura; se c vero che il ritratto femminile risente ancora dell’acconciatura tardo-severiana, ben diversa è la considerazione del ritratto maschile che scende oltre, mentre la forma piuttosto sciolta delle chiome e dei panneggi corrisponde a questo periodo.
Dütschke n. 58;
Papini p. 27 n. 40;
Cumont p. 487 pl. XLVII, 2;
Hanfmann II n. 464;
Matz Meisterwerk pp. 137, 157 tav. 30;
Turcan pp. 50, 303, 597, 606, 613, 616, T IV 8.
© 1977. Description: Arias P. E., Gabba E., Cristiani E. Camposanto Monumentale di Pisa. Le Antichità. Pacini Editore, Pisa, 1977. P. 51—53, cat. A 2 est.