290—295 CE. Inv. No. A 6 est.Pisa, Camposanto MonumentalePhoto by Ilya Shurygin
Sarcophagus with a scene of Calydonian hunt (front relief).
290—295 CE.
Pisa, Camposanto Monumentale.
A 6 est.
Alt. m. 0.92; lungh. m. 2; prof. m. 0.85. Figg. 6—
Con coperchio, con coppia di coniugi semisdraiati. Le due figure sono acefale, e la figura femminile ha l’avambraccio destro rotto e tiene in mano una corona; insiste col braccio sinistro sul cuscino mentre una sottile cintura sostiene, sotto i seni, il panneggio. La figura maschile ha un rotolo aperto nella sinistra, e passa il braccio destro sulla spalla della sposa.
Sull’angolo sinistro e sul destro resti di genio alato dormiente presso l’estremità della kline a testa di cigno.
Da destra: cacciatore a piedi, indossante clamide, diretto a destra ma con volto di prospetto, alti calzari alle gambe, che precede un altro a cavallo indossante clamide e corto chitonisco al disotto; questo si volge indietro mentre col braccio destro, ora rotto, doveva colpire con l’asta in basso il cinghiale. La belva, diretta a sinistra esce dal fondo con tutto il corpo ed ha il muso già all’altezza della gamba sinistra di Atalanta. Mentre questo personaggio a cavallo è certamente Castore, la denominazione di quello a destra resta incerta anche se la supposizione che si tratti del fratello Polluce è legittima.
L’eroina indossa la solita corta tunica, propria di Artemide, che giunge alle ginocchia, altocinta, ma anche con lungo apoptygma, mentre dietro di lei, ai lati, svolazzano i lembi della clamide annodata alla vita. I volti di questi tre personaggi sono assai consunti e sfigurati, ma sia quello di Atalanta che quello del cavaliere hanno tracce evidenti di inserzioni, forse, di diademi. L’acconciatura di Atalanta è quella con capelli raccolti sulla nuca da cui fuoriesce un ciuffo. Segue a sinistra, accompagnato in basso da un cane, la figura quasi nuda di prospetto di Meleagro, acefala, con clamide gettata sulle spalle. Seguono a sinistra, un personaggio con pilos, forse barbato, che è Oineus, e due personaggi dai volti sfigurati, uno appena in traccia, l’altro seriamente danneggiato, con lo scudo sulla spalla sinistra, in marcia, quasi di prospetto; quello adiacente ad Oineus, acefalo, ha una pietra nella destra alzata e lo scudo nella sinistra pure alzata, quello all’estremità ha lo scudo davanti al corpo.
Sul fianco destro, a rilievo più basso, figura maschile in tunichetta e clamide che tiene con la destra al guinzaglio un cane, e con un bastone ricurvo o lagobolon nella sinistra; sul fianco sinistro figura barbata con bastone sulla spalla sinistra con lepre appesa per le zampe e cane tenuto a guinzaglio con la destra, indossante alti calzari nonché tunica annodata in basso.
Come già notava il Robert, molti sono i richiami del nostro sarcofago con quello del Museo dei Conservatori trovato sulle rive delI’Aniene presso Vicovaro (Robert III p. 285 n. 221; Helbig4 II n. 1526) non soltanto per l’esistenza dei personaggi semisdraiati e la forma a kline del coperchio, ma per la presenza del Dioscuro (in quello dei Conservatori ci sono tutti e due) quella di Oineus e del suo scudiero, e per la dilatazione, potremmo dire, dei personaggi nello spazio. Si aggiunga l’assoluta identità di atteggiamenti e di schemi degli animali, cani e cinghiale.
La struttura piuttosto snella delle figure, una certa schematicità nei panneggi, e nello stesso tempo una ancora notevole armonia fra corpo e testa delle figure, inducono a collocare il nostro sarcofago in quella serie numerosa di prodotti romani più aderenti alla tradizione attica. L’uso del trapano, pur essendo evidente nelle chiome e nel vello del cinghiale, non è così diffuso come in sarcofagi della metà del III secolo. Saremmo propensi a datare il nostro verso la fine del III secolo per i richiami, sottolineati dal Koch, al gruppo di quei sarcofagi creati in un’officina dove hanno lavorato scultori di tradizione attica o addirittura asiatica; 290—
Dütschke n. 117;
Lasinio tav. LXXXVI;
Robert III p. 288 n. 223;
Papini n. 74 p. 52;
Carli-Arias p. 24;
Reinach III p. 115 n. 2;
Rodenwaldt in «Jahrb. arch. Inst.» 55, 1940 p. 52;
Gerke p. 332, A n. 2;
Reschke p. 401 n. 70;
cfr. per la classificazione di contenuto dei sarcofagi con caccia di Meleagro e Atàlanta Robert o. c. III pp. 268—
Cfr. Sichtermann-Koch pp. 44—
© 1977. Description: Arias P. E., Gabba E., Cristiani E. Camposanto Monumentale di Pisa. Le Antichità. Pacini Editore, Pisa, 1977. P. 55—56, cat. A 6 est.