Statue of a seated figure, the so-called Menander.
Rome, Vatican Museums, Pius-Clementine Museum, Gallery of statues, 50
(Roma, Musei Vaticani, Museo Pio-Clementino, Galleria delle statue, 50).
Fu rinvenuta, insieme alla statua di Posidippo, in uno scavo nella vigna delle monache di S. Lorenzo in Panisperna (sul Viminale); qui (sull’attuale via Balbo, presso S. Pudenziana) fu riportata alla luce una struttura circolare (una sorta di piccola thólos) entro un porticato, ove dovevano essere le due statue. Subito Sisto V (1585-1590) la fece portare nella vicina Villa Peretti Montalto Negroni Massimo, a quei tempi di sua proprietà; nel 1785 — in seguito all’acquisto della villa fatto l’anno precedente da Giuseppe Staderini — le sculture furono vendute a Thomas Jenkins, che nel 1789 le rivendette in buona parte (e tra esse anche il “Menandro” ed il Posidippo) ai Musei. La statua, molto restaurata, raffigura un personaggio visto di tre quarti, seduto, con un volumen in mano ed il braccio poggiato sullo schienale, in un atteggiamento austero che può esser attribuito sia a filosofi e letterati, che a uomini di Stato. La sua fisionomia è solo somigliante a quella dei ritratti identificati con il commediografo greco Menandro (ca. 342-289 a.C.) ed appartiene invece ad un romano ignoto. Il Fittschen (in bibl.) ipotizza una forte rilavorazione della testa dello Pseudo-Menandro, la cui fisionomia originaria viene ricostruita sulla base del ritratto su di un’erma conservata nella Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen (NCG 597a), ove è raffigurato un personaggio certamente importante ma di incerta identificazione. Il modello della statua — anche sulla base del presunto ritratto attribuitogli dal Fittschen — può essere ascritto alla prima metà del III sec. a.C. e la presente replica è databile nella prima metà del I sec. a.C. La rilavorazione del ritratto, quindi, sarebbe stata determinata dalla volontà del nobile patrizio, di farsi rappresentare — verso il 30 a.C. — con il suo volto, ma nelle vesti e nel portamento dell’originario personaggio famoso, sfruttandone interamente la statua.
Inv. 588; A II p. 577 n° 390 tav. 54; Laurenzi p. 134; B. Schweitzer, Die Bildniskunst der römischen Republik, Weimar 1948, p. 86 n° 1 figg. 122; H. von Heintze, in RM, 68, 1961, p. 80 e ss. tavv. 24, 1, 25, 1 e 27; H 130; Richter p. 229; Fittschen p. 71 note 3 e 4; Bieber p. 42 fig. 88; R. Wünsche, in MüJb, 31, 1980, pp. 26-27; L. de Lachenal, in MNR, I/6, p. 197; Pietrangeli 1989 p. 97 n° 50; K. Fittschen, in AM, 106, 1991, p. 243 e ss.; K. Fittschen, in Acta Hyperborea, 4, 1992, p. 9 e ss.; Id., in AM, 107, 1992, pp. 229-271 tavv. 77-90; V. Kockel, Porträtreliefs stadtrömischer Grabbauten, Mainz am Rhein 1993, p. 34 nota 264; den Hoff p. 80 nota 215; M. Sapelli, in BMonMusPont, XVI, 1996, pp. 143 e 150 fig. 2.
Data: museum annotation.
© 1999. Description: G. Spinola. Guide cataloghi Musei Vaticani, 4. Il Museo Pio Clementino, 2. Città del Vaticano, Roma, 1999, pp. 41—42, cat. no. GS 50.