Funerary inscription of praetorian Gaius Julius Exomnis
AE 1976, 23
Travertine. Ca. 70—130 CE.
Height 2.02 m, width 0.45 m, depth 0.21 m.
Inv. No. 125666.Rome, Roman National Museum, Baths of DiocletianPhoto by Ilya Shurygin

Funerary inscription of praetorian Gaius Julius Exomnis.

AE 1976, 23
Travertine. Ca. 70—130 CE.
Height 2.02 m, width 0.45 m, depth 0.21 m.
Inv. No. 125666.

Rome, Roman National Museum, Baths of Diocletian
(Roma, Museo nazionale romano, Terme di Diocleziano).

Origin:
Rome, necropolis on the right bank of Tiber, 120 m above Milvian bridge (1948).
Description:
AE 1976, 23

C(aius) Iulius
C(ai) f(ilius) Pap(iria)
Exomnis
Tridente,
5 mil(es) coh(ortis) IIX
pr(aetoriae) ((centuria)) Mari,
mil(itavit) an(nis) XIII,
vix(it) an(nis) XXXV.
T(estamento) p(oni) i(ussit)

Gaius Julius Exomnis, son of Gaius, of Papirian tribe, from Tridentum, soldier of the 8th cohort, of Marius’ century, served for 13 years, lived for 35 years, ordered to set up (this inscription) in his testament.

Funerary steles of soldiers and bodyguards of Nero

The funerary steles are dedicated to soldiers of different corps stationed in Rome: the Praetorian Guard «the imperial guard», and the urbaniciani or cohortes urbanae, troops of the police force. The series ends with the steles of Nero’s Imperial German Bodyguard — Germani corporis custodes, — who were so called because they were originally recruited from the robust northern populations. Slaves at the time of Augustus, during the Neronian period the custodes were classed as free foreigners, with a military-style organisation bul without ever attaining the status of a real military force.

Involved in the death of Nero, they were dissolved by Galba.

Travertine, from various areas of Rome and suburbs and the Via Portuensis. Neronian period (54—68 AD).

Inscription in the museum
Italiano с. 11 8—23) Nécropole découverte en 1948 sur la rive droite du Tibre, à 120 m en amont du pont Milvius. Datable de la fin du Ier s. et des premières décennies du IIe s. Au Museo Nazionale Romano (jardin, vers la Piazza des Cinquecento). Six épitaphes qui en proviennent et qui nomment des prétoriens d’origine vénète, sont publiées par

S. Panciera, Aquileia nosira, XLV—XLVI, 1974—1975, p. 163—182; photos.

с. 12 23) P. 176—178, 6; photo, fig. 6. Stèle en travertin, à sommet arrondi, orné d’une couronne gravée: 202x45x21 cm. Texte dans un cadre mouluré.

C(aius) Iulius | C(aii) f(ilius) Pap(iria) | Exomnis, | Tridente, | mil(es) coh(ortis) IIX | pr(aetoriae), (centuria) Mari, | mil(liauit) an(nos) XIII[1], | t(estamento) p(oni) i(ussit).

Ce prétorien, originaire de Trente (à noter Tridente, au lieu de Tridento), a été enrôlé à 22 ans. Exomnis: nom celtique.

L’Année épigraphique
Italiano с. 1295 Alcune iscrizioni, ancora inedite quantunque trovate a Roma una trentina d’anni fa, vengono ad arricchire la lista, già considerevolmente nutrita di cittadini originari di città venete che nel I e II sec. d.C., abbandonarono le loro città per arruolarsi nella prestigiosa milizia del pretorio1. Non è ancora ben chiaro da quale strato sociale queste reclute per lo più provenissero (i pareri degli studiosi a questo riguardo sono molto divergenti)2, né è ben calcolabile l’incidenza che questo reclutamento di fatto avesse sulla vita dei singoli e, di riflesso, su quella delle loro famiglie e delle comunità di provenienza3. I dati di cui disponiamo, da un lato sono forse troppo scarsi e sporadici per consentire conclusioni sufficientemente fondate, dall’altro non sono stati ancora, probabilmente, utilizzati a fondo da questo punto di vista.

Qui mi limiterò a segnalare le nuove testimonianze cui accennavo, secondo la città d’origine dei pretoriani, con qualche parola di commento. Le questioni più propriamente militari saranno ulteriormente approfondite quando sarà pubblicato nel suo complesso il sepolcreto unitario da cui tutte queste iscrizioni provengono4.

Esso fu scoperto nel 1948 sulla riva destra del Tevere, 120 metri a monte di ponte Milvio, durante lavori di arginatura del fiume a cura dell’Ufficio Speciale del Genio Civile per il Tevere e l’Agro Romano. Per un complesso di motivi suggeriti dalle iscrizioni, dalla tipologia dei monumenti e dal contesto archeologico, il sepolcreto sembra doversi datare tra la fine del I sec. ed i primi decenni del II sec. d.C. Tutte le iscrizioni si conservano al Museo Nazionale Romano, nel giardino verso Piazza dei Cinquecento.

p.1303

Tridentum

6) Stele sepolcrale in travertino con consueta stondatura, scorniciatura e coroncina, | alta cm 102[2], larga 45, spessa 21 (fig. 6); inv. 125666.

C. Iulius
C.f. Pap(iria)

p.1304 Exomnis,
Tridente,
5 mil(es) coh(ortis) IIX
pr(aetoriae), ((centuria)) Mari,
mil(itavit) an(nis) XIII,
vix(it) an(nis) XXXV,
t(estamento) p(oni) i(ussit)
.

L’unica novità fornita dall’iscrizione è il cognomen del defunto, Exomnis (= Exsomnis), in tale forma qui attestato, come pare, per la prima volta61. Il gentilizio è troppo comune perché si possa dar peso a possibili riscontri nel Trentino62. Così anche per il centurione, che sarà stato un Marius piuttosto che un Marus63. Si noti anche qui un’indicazione di età che ha tutta l’aria di essere arrotondata64.


NOTA COMPLEMENTARE — AE 1976, 18—23. — Ho riedito queste stesse iscrizioni insieme con altre appartenenti allo stesso sepolcreto di militari presso Ponte Milvio in Museo Nazionale Romano. Le sculture, I, 7, 1, Roma 1984, pp. 158—178 [qui sotto V,14(…) A proposito dell’iscrizione nr. 6, riconosce un’altra attestazione di [Tri]dente in CIL, VI 2925: G. Forni, in Epigraphica, 51, 1988, p. 138 nr. 21; sulle varie forme del nome della città vd. anche A. Buonopane, in Suppl. It., n.s., 6, 1990, pp. 115 sg.; il nome Exomnis (vd. anche Essimnus in AE 1984, 707) non è latino, ma celtico, vd. rettifica in Museo Nazionale Romano, Le sculture, cit., p. 161.


1Lista di pretoriani originari dalla X Regio augustea in A. Passerini, Le coorti pretorie, 1939 (rist. 1969), pp. 154—155.

2Secondo il Rostovzev (Storia economica e sociale dell’Impero romano, Firenze 1933, pp. 99 sg.) i pretoriani sarebbero stati i campioni della classe dirigente d’Italia rappresentando “la popolazione, specialmente borghese, delle città italiche”; per il Durry (Les cohortes prétoriennes, Paris 1938 [rist. 1968], pp. 252—257) i pochi figli della borghesia presenti nel pretorio sarebbero stati delle teste calde in cerca di novità mentre il grosso sarebbe stato costituito da abitanti della città o soprattutto della campagna in cerca di migliorare le loro condizioni; secondo il Passerini, op. cit. [nt. 1], pp. 162—169 l’ammissione al pretorio era largamente subordinata al possesso di buoni requisiti fisici e sociali: vd. anche S. Mazzarino, L’Impero romano, I, Bari 1973, p. 89.

3Qualche osservazione a questo riguardo in una comunicazione dello scrivente dal titolo Bresciani nelle coorti pretorie in corso di stampa negli atti del Convegno internazionale per il XIX centenario della dedicazione del Capitolium di Brescia, tenuto nel settembre del 1973 [vd. qui V,10]. Per analoghe considerazioni sui legionari, in particolare sulla tendenza comune anche a loro, a non tornare alla città d’origine dopo il congedo, si veda ora G. Forni, Estrazione etnica e sociale dei soldati delle legioni nei primi tre secoli dell’Impero, in ANRW, 2, 1, 1974, pp. 357—362 e 390 sgg.

4Per l’iscrizione di un bresciano da questo sepolcreto si può vedere intanto quanto è stato anticipato nella comunicazione citata alla nota precedente.

61Non compare in Kajanto, Cognomina, ma cfr., ad es. CIL, V 6101 (Exomnus) e 7445 (Exomna). L’aggettivo corrispondente (insonne, desto, sveglio e, per estensione, infaticabile) appare usato soprattutto da autori di età augustea e tiberiana (Virgilio, Orazio, Velleio), ma anche in Silio e in autori del III sec. come Solino e Calcidio (testimonianze in Thes. Ling. Lat., V, 2, col. 1880).

62Per le iscrizioni del Trentino, vd. ora: P. Chistè, Epigrafi trentine dell’età romana, Rovereto 1971 con le osservazioni ed integrazioni di G. Tibiletti, in Epigraphica, 35, 1973, pp. 156—175. Una iscrizione da S. Martino sopra Riva è pubblicata ora da A. Guella, Recenti scoperte archeologiche sul Monte San Martino, in Natura Alpina, 24, 2, 1973, pp. 82—93, in part. p. 92 con figg. 5 e 6.

63Per il cognomen Marus, vd. Kajanto, Cognomina, pp. 42 e 196. Una centuria Mari, però nella X coorte, in CIL,VI, 2729.

64Vd. supra, nt. 36.
S. Panciera

Note of the website editors:

[1]Line 8 vix(it) an(nis) XXXV is missing in AE.

[2]Evidently the correct height is 202 cm, as in AE.

Literature:
Panciera S. Altri pretoriani di origine veneta // Aquileia Nostra. Vol. 45—46. 1974—1975. Col. 176—178, №. 6
AE 1976. 23
Panciera S. // Museo Nazionale Romano. I. Le sculture. Vol. 7. 1. Roma, 1984. P. 161.
Panciera S. Epigrafi, epigrafia, epigrafisti. Scritti vari editi e inediti (1956—2005) con note complementari e indici. Roma, 2006. P. 1303—1304, № 6.
Credits:
© 2015. Photo: Ilya Shurygin.
© Text of the inscription: Epigraphic Database Roma.
© Commentary: Inscription in the museum.
© Commentary: AE 1976. 23.
© Commentary: Panciera S. Epigrafi, epigrafia, epigrafisti. Scritti vari editi e inediti (1956—2005) con note complementari e indici. Roma, 2006. P. 1295, 1303—1304.
© 2016. Translation: Olga Lyubimova.
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