Travertine. Ca. 70—130 CE.
Height 2 m, width 0.42 m, depth 0.19 m. Inv. No. 125667.Rome, Roman National Museum, Baths of DiocletianPhoto by Ilya Shurygin
Funerary inscription of scout Gaius Vettonius Firmus.
Travertine. Ca. 70—130 CE.
Height 2 m, width 0.42 m, depth 0.19 m.
Rome, Roman National Museum, Baths of Diocletian
(Roma, Museo nazionale romano, Terme di Diocleziano).
C(aius) Vetto= nius C(ai) f(ilius) Cla(udia) Fir= mus Acele, | |
5 | vet(eranus) ex spe(culatore), mil(itavit) an(nis) XIIX, missus ho(nesta) miss(ione), vix(it) an(nis), L. P(ublius) Vet= |
10 | tonius Firmus p(atri) b(ene) m(erenti) f(ecit). |
Gaius Vettonius Firmus, son of Gaius, of Claudia tribe, from Acelum, the veterane from scouts, served for 18 years, was discharged with honour, lived for 50 years; Publius Vettonius Firmus set up (this inscription) for his father according to his merits.
Funerary steles of soldiers and bodyguards of Nero
The funerary steles are dedicated to soldiers of different corps stationed in Rome: the Praetorian Guard «the imperial guard», and the urbaniciani or cohortes urbanae, troops of the police force. The series ends with the steles of Nero’s Imperial German Bodyguard — Germani corporis custodes, — who were so called because they were originally recruited from the robust northern populations. Slaves at the time of Augustus, during the Neronian period the custodes were classed as free foreigners, with a military-style organisation bul without ever attaining the status of a real military force.
Involved in the death of Nero, they were dissolved by Galba.
Travertine, from various areas of Rome and suburbs and the Via Portuensis. Neronian period (54—
S. Panciera, Aquileia nosira, XLV—
с. 12 P. 173—
C(aius) Vetto|nius C(aii) f(ilius) | Cla(udia) Fir|mus, Acele, | uet(eranus) ex spe(culatore), | mil(itauit) an(nos) XIIX, | missus ho(nesta) | miss(ione), uix(it) | an(nos) L; P(ublius) Vet|tonius | Firmus | p(atri) b(ene) m(erenti) f(ecit).
Etant donné l’origine du texte (une nécropole de prétoriens), il est exclu que C. Vettonius Firmus ait été uet(eranus) ex spe(culatore) légionnaire; toutefois on notera que son appartenance au prétoire n’est pas mentionnée: cf. de même pour un brescian (C.I.L., VI, 3482). Faut-il en conclure que les speculatores étaient distincts du prétoire au Ier s.?
Qui mi limiterò a segnalare le nuove testimonianze cui accennavo, secondo la città d’origine dei pretoriani, con qualche parola di commento. Le questioni più propriamente militari saranno ulteriormente approfondite quando sarà pubblicato nel suo complesso il sepolcreto unitario da cui tutte queste iscrizioni provengono4.
Esso fu scoperto nel 1948 sulla riva destra del Tevere, 120 metri a monte di ponte Milvio, durante lavori di arginatura del fiume a cura dell’Ufficio Speciale del Genio Civile per il Tevere e l’Agro Romano. Per un complesso di motivi suggeriti dalle iscrizioni, dalla tipologia dei monumenti e dal contesto archeologico, il sepolcreto sembra doversi datare tra la fine del I sec. ed i primi decenni del II sec. d.C. Tutte le iscrizioni si conservano al Museo Nazionale Romano, nel giardino verso Piazza dei Cinquecento.
p.1301
Acelum
5) Stele sepolcrale in travertino stondata e scorniciata con coroncina nel lunotto; spezzata in due all’altezza della decima riga, alta cm 200, larga 42, spessa 19; (fig. 5); inv. 125667.
C. Vetto= nius C.f. Cla(udia) Fir= mus, Acele, | |
5 | vet(eranus) ex spe(culatore), mil(itavit) an(nis) XIIX, missus ho(nesta) miss(ione), vix(it) an(nis) L. P. Vet= |
10 | tonius Firmus p(atri) b(ene) m(erenti) f(ecit). |
p.1302 Come si vede, defunto e dedicante di questa iscrizione presentano gentilizio e cognomen uguali a quelli del defunto dell’iscrizione nr. 4. Inoltre comune è anche la patria: Acelum. Tra i monumenti provenienti dai dintorni di Asolo troviamo d’altronde un sarcofago con epigrafe latina “conservato a S. Ilaria (Eulalia presso Borso) ma trovato a Cassanego quasi a 2 chilometri a nord di S. Ilaria proprio ai piedi della Grappa”49 sul quale è opportuno fermare l’attenzione. È CIL, V 2090 cfr. p. 1068 = ILS 8371, che suona: D(is) M(anibus), / C. Vettonius Fabia Maximus, veteranus, / ex militia reversus, vivos ipse sibi fecit, inque memoriam, / sui et colende sepulture rosis et escis paganis Misquilen(sibus) / n. CCC dedit, ex cuius summe reditu rosam ne minus ex / HS n. XVI posuisse vellint et reliquum quot est ex usuris es/cas rosales et vindemiales omnibus annis poni sibi voluit / et loco uti iussit.
Uguale è anche qui il gentilizio, ma diversa la tribù, la Fabia che corrisponde a quella della vicina Padova.
Difficile sottrarsi alla suggestione che qualche relazione potesse intercorrere fra i tre Vettonii Firmi delle iscrizioni romane ed il | Vettonius Maximus ex militare anch’egli, dell’epigrafe di Cassanego. Le nuove scoperte vengono così ad inserirsi nella vecchia polemica riguardante l’appartenenza di Cassanego e S. Eulalia, ovvero del pagus Misquilen(sium), all’agro di Acelum o di Patavium. Il Fraccaro, nel 1940, aveva concluso nel senso dell’appartenenza di questo territorio all’agro di Patavium (iscritta alla tribù Fabia, come | Vettonius Maximus) ed a conclusioni analoghe sono pervenuti di recente il Melchiori ed il Ramilli valendosi di argomentazioni in parte diverse50. I nuovi documenti potrebbero indurre a riproporre la tesi dell’appartenenza del territorio di Cassanego ad Acelum piuttosto che a Patavium, facendo di C. Vettonius Maximus un veterano padovano stabilitosi dopo il congedo in un pagus di Acelum (tuttavia conservando la tribù d’origine)51 e, degli altri Vettonii, suoi discendenti inquadrati nella tribù e nella cittadinanza del luogo di nascita. Ma non pare vi sia ragione di rimettere in discussione i risultati del Fraccaro, del Melchiorri e del Ramilli. Per quel che posso giudicare dalle belle fotografie cortesemente fornitemi dalla Soprintendente alle Antichità delle Venezie, prof.ssa Giulia de’ Fogolari, che ringrazio52, il sarcofago di S. Eulalia, che è del tipo con eroti che sorreggono l’ampia tabula iscritta sul lato lungo53, senza pilastrini angolari né altri elementi architettonici, dovrebbe collocarsi poco dopo p.1303 la metà del II sec.54. Non comunque prima del 140, se è vero che il segno con cui vi si indicano i sesterzi, secondo gli studi più recenti non compare nelle iscrizioni prima di tale data55. C. Vettonius Maximus non può dunque rappresentare un’origine patavina dei Vettonii di Acelum. Potrebbe essere vero se mai il contrario: che egli, cioè, sia un discendente dei Vettonii di Acelum stabilitosi nel territorio di Patavium, acquistandone la tribù56. Né si può teoricamente escludere che esistessero due rami di Vettonii affatto distinti, uno patavino ed uno asolano, quantunque la professione militare di tutti i personaggi faccia piuttosto pensare ad una tradizione familiare.
Il sepolcreto da cui proviene la stele relativa esclude, a mio avviso, che il C. Vettonius Firmus dell’iscrizione nr. 5 sia stato speculator legionario57. D’altra parte la mancata menzione del pretorio lo pone sullo stesso piano del bresciano Q. Valerius Q.f. Fab(ia) Exoratus58 a proposito della quale ebbi a considerare ch’essa potrebbe essere assunta come conferma dell’ipotesi di una persistente separazione degli speculatores dal pretorio nel corso del I sec., anche se, trattandosi di | argumentum ex silentio, ritenevo che non andasse sopravvalutato59. Su questo punto però, come ho detto sopra60, mi sembrerebbe opportuno mantenere una prudente posizione d’attesa.
NOTA COMPLEMENTARE — AE 1976, 18—
1Lista di pretoriani originari dalla X Regio augustea in A. Passerini, Le coorti pretorie, 1939 (rist. 1969), pp. 154—
AE 1976. 22.
Panciera S. // Actes de VIIe congrès international d’épigraphie grecque et latine. Costanza, 1977. P. 431, nr. 2
Panciera S. // Museo Nazionale Romano. I. Le sculture. Vol. 7. 1. Roma, 1984. P. 162.
Todisco E. I veterani in Italia in età imperiale. Bari, 1999. P. 156.
Panciera S. Epigrafi, epigrafia, epigrafisti. Scritti vari editi e inediti (1956—
© Text of the inscription: Epigraphic Database Roma.
© Commentary: Inscription in the museum.
© Commentary: AE 1976. 22.
© Commentary: Panciera S. Epigrafi, epigrafia, epigrafisti. Scritti vari editi e inediti (1956—2005) con note complementari e indici. Roma, 2006. P. 1295, 1301—1303.
© 2016. Translation: Olga Lyubimova.