Travertine. Ca. 70—130 CE.
Height 1.8 m, width 0.32 m, depth 0.22 m. Inv. No. 125668.Rome, Roman National Museum, Baths of DiocletianPhoto by Ilya Shurygin
Funerary inscription of praetorian scout Gaius Marcius Severus.
Travertine. Ca. 70—130 CE.
Height 1.8 m, width 0.32 m, depth 0.22 m.
Rome, Roman National Museum, Baths of Diocletian
(Roma, Museo nazionale romano, Terme di Diocleziano).
Cai filius Pupinia
Severus
Tergeste,
5 speculator cohortis V
praetoriae centuria Aconi,
militavit annis VI,
vixit annis XXV.
Testamento poni iussit.
Gaius Marcius Severus, son of Gaius, of Pupinian tribe, from Tergeste, scout og the 5th praetorian cohort, of Aconius’ century, served for 6 years, lived for 25 years, ordered to set up (this inscription) in his testament.
Funerary steles of soldiers and bodyguards of Nero
The funerary steles are dedicated to soldiers of different corps stationed in Rome: the Praetorian Guard «the imperial guard», and the urbaniciani or cohortes urbanae, troops of the police force. The series ends with the steles of Nero’s Imperial German Bodyguard — Germani corporis custodes, — who were so called because they were originally recruited from the robust northern populations. Slaves at the time of Augustus, during the Neronian period the custodes were classed as free foreigners, with a military-style organisation bul without ever attaining the status of a real military force.
Involved in the death of Nero, they were dissolved by Galba.
Travertine, from various areas of Rome and suburbs and the Via Portuensis. Neronian period (54—
S. Panciera, Aquileia nosira, XLV—
18) P. 164—
Caius Marcius | Caii filius Pupinia Seuerus, | Tergeste, | speculator cohortis V | praetoriae, centuria Aconii, | militauit annos VI, | uixit annos XXV, | testamento poni iussit.
Ce prétorien, originaire de Trieste, a été enrôlé à 19 ans. Sur les speculatores, voir M. Clauss, Unters. zu den principales des röm. Heeres von Augustus bis Diokletian. Cornicularii, speculatores, frumentarii, Bochum, 1973.
Qui mi limiterò a segnalare le nuove testimonianze cui accennavo, secondo la città d’origine dei pretoriani, con qualche parola di commento. Le questioni più propriamente militari saranno ulteriormente approfondite quando sarà pubblicato nel suo complesso il sepolcreto unitario da cui tutte queste iscrizioni provengono4.
Esso fu scoperto nel 1948 sulla riva destra del Tevere, 120 metri a monte di ponte Milvio, durante lavori di arginatura del fiume a cura dell’Ufficio Speciale del Genio Civile per il Tevere e l’Agro Romano. Per un complesso di motivi suggeriti dalle iscrizioni, dalla tipologia dei monumenti e dal contesto archeologico, il sepolcreto sembra doversi datare tra la fine del I sec. ed i primi decenni del II sec. d. C. Tutte le iscrizioni si conservano al Museo Nazionale Romano, nel giardino verso Piazza dei Cinquecento.
p.1296 1) Stele sepolcrale in travertino stondata superiormente, alta cm 180, larga 32, spessa 22. Non ha scorniciatura; nel lunotto è incisa la coroncina vittata consueta nelle stele sepolcrali di questa età (fig. 1); inv. 125668. Il testo è il seguente:
C. f. Pupinia
Severus,
Tergeste,
5 speculator cohortis V
praetoriae, centuria Aconi,
militavit annis VI,
vixit annis XXV,
testamento poni iussit.
Il defunto fu uno speculator in forza alla V coorte pretoria, prestò dunque servizio dopo che questo corpo aveva cessato di esistere come entità autonoma il che, secondo un’ipotesi del Passerini sarebbe avvenuto verso la fine del I sec. d. C., certamente dopo il 765, mentre, secondo un recente studio del Clauss, l’inserimento degli speculatores nelle coorti e nelle centurie pretoriane sarebbe attestato già nella prima metà del I sec. d. C.6 Direi che anche dopo l’intervento del Clauss, la questione non possa dirsi del tutto risolta. Egli sostiene infatti la retrodatazione del fenomeno principalmente ponendo ancora nella prima metà o intorno alla metà del I sec. d. C. due iscrizioni in cui compaiono speculatores già inseriti in una centuria di coorte pretoria7, altre due iscrizioni di questo tipo potrebbero essere, a suo avviso, ancora della seconda metà del I sec. d. C.8 Ma questa datazione dei quattro testi è fondata soltanto su caratteristiche | del formulario9 di cui è senza dubbio opportuno tener conto, senza tuttavia poterle assumere come elemento di prova decisiva in questioni tanto controverse.
Incerto è anche il rango che, certamente superiore, nel I sec., a quello dei pretoriani10, sarebbe tuttavia decaduto nel corso del II e III sec.11 È interessante osservare che, se si eccettuano un paio di casi con с. 1297 caratteristiche particolari12, la nuova iscrizione è quella che ci dà il minor numero di anni d’intervallo (sei o anche meno) tra l’arruolamento ed il conseguimento del grado di speculator13.
Si è detto che, da un certo momento in poi, gli speculatores appaiono distribuiti tra le varie coorti e centurie del pretorio14. Così il nostro prestava servizio nella V coorte, nella centuria di Aconio, ufficiale che ci è noto anche da altra iscrizione inedita di ignota provenienza conservata nel Museo Nazionale Romano15.
Si può segnalare che il gentilizio del centurione (Aconius/Acconius) abbastanza diffuso, sembra avere radici indipendenti tanto in ambiente italico, quanto in ambiente gallico16.
La datazione che si ricava dall’esame di tutto il complesso del sepolcreto dovrebbe aggirarsi, come si è detto, tra la fine del I ed i primi decenni del II sec. d. C. A conclusioni non contrastanti conduce l’applicazione a questo gruppo dei criteri di datazione che il Clauss ha ricavato assai recentemente dallo studio del formulario delle iscrizioni edite dei pretoriani17. Tanto qui quanto nei testi seguenti, come vedremo, non c’è formula di consacrazione agli Dei Mani, il nome del defunto costituito dai tria nomina più patronimico, tribù e patria, appare al nominativo; la centuria è indicata con la C inversa ridotta a forma lanceolata; gli anni di servizio e di vita sono espressi con le abbreviazioni mil. an., vix. an.; cinque testi su sei si chiudono con la formula testamento poni iussit. Per il Clauss l’associazione di tutti questi elementi conduce per l’appunto ad una datazione tra la fine del I sec. e l’inizio del II sec. d. C.
C. Marcius C. f. Severus nacque dunque a Trieste18, ascritta alla tribù Pupinia, verosimilmente nell’ultimo quarto del I sec. d. C. ed a 19 anni, arruolatosi nel pretorio, lasciò la sua città, alla quale forse intendeva ritornare alla fine del servizio. Soltanto sei anni dopo moriva invece a Roma, giovanissimo, come tanti suoi commilitoni19 senza aver potuto condurre a termine la sua carriera militare20.
Marcii a Tergeste sono attestati da due iscrizioni, di un seviro augustale la prima21, la seconda forse, come pensa lo Sticotti, di un liberto di questi e della sua famiglia22. La | datazione delle iscrizioni tergestine sembra anteriore a quella del documento romano ed i prenomi sono diversi per cui un legame, se vi fu, non può considerarsi immediato.
p.1298 È questa, se non erro, la quarta testimonianza che ci sia pervenuta di un triestino nel pretorio23.
NOTA COMPLEMENTARE — AE 1976, 18—
AE 1976. 18.
Panciera S. // Actes de VIIe congrès international d’épigraphie grecque et latine. Costanza, 1977. P. 431, nr. 1.
Panciera S., Ambrogi A. // Museo Nazionale Romano. I. Le sculture. Vol. 7. 1. Roma, 1984. P. 162—
Panciera S. Epigrafi, epigrafia, epigrafisti. Scritti vari editi e inediti (1956—
© Text of the inscription: Epigraphic Database Roma.
© Commentary: Inscription in the museum.
© Commentary: AE 1976. 18.
© Commentary: Panciera S. Epigrafi, epigrafia, epigrafisti. Scritti vari editi e inediti (1956—2005) con note complementari e indici. Roma, 2006. P. 1295—1298.
© 2016. Translation: Olga Lyubimova.