Funerary inscription of praetorian scout Gaius Marcius Severus
AE 1976, 18.
Travertine. Ca. 70—130 CE.
Height 1.8 m, width 0.32 m, depth 0.22 m.
Inv. No. 125668.Rome, Roman National Museum, Baths of DiocletianPhoto by Ilya Shurygin

Funerary inscription of praetorian scout Gaius Marcius Severus.

AE 1976, 18.
Travertine. Ca. 70—130 CE.
Height 1.8 m, width 0.32 m, depth 0.22 m.
Inv. No. 125668.

Rome, Roman National Museum, Baths of Diocletian
(Roma, Museo nazionale romano, Terme di Diocleziano).

Origin:
Rome, necropolis on the right bank of Tiber, 120 m above Milvian bridge (1948).
Description:
AE 1976, 18
Caius Marcius
Cai filius Pupinia
Severus
Tergeste,
5 speculator cohortis V
praetoriae centuria Aconi,
militavit annis VI,
vixit annis XXV.
Testamento poni iussit.

Gaius Marcius Severus, son of Gaius, of Pupinian tribe, from Tergeste, scout og the 5th praetorian cohort, of Aconius’ century, served for 6 years, lived for 25 years, ordered to set up (this inscription) in his testament.

Funerary steles of soldiers and bodyguards of Nero

The funerary steles are dedicated to soldiers of different corps stationed in Rome: the Praetorian Guard «the imperial guard», and the urbaniciani or cohortes urbanae, troops of the police force. The series ends with the steles of Nero’s Imperial German Bodyguard — Germani corporis custodes, — who were so called because they were originally recruited from the robust northern populations. Slaves at the time of Augustus, during the Neronian period the custodes were classed as free foreigners, with a military-style organisation bul without ever attaining the status of a real military force.

Involved in the death of Nero, they were dissolved by Galba.

Travertine, from various areas of Rome and suburbs and the Via Portuensis. Neronian period (54—68 AD).

Inscription in the museum
Italiano с. 11 8—23) Nécropole découverte en 1948 sur la rive droite du Tibre, à 120 m en amont du pont Milvius. Datable de la fin du Ier s. et des premières décennies du IIe s. Au Museo Nazionale Romano (jardin, vers la Piazza des Cinquecento). Six épitaphes qui en proviennent et qui nomment des prétoriens d’origine vénète, sont publiées par

S. Panciera, Aquileia nosira, XLV—XLVI, 1974—1975, p. 163—182; photos.

18) P. 164—167, 1; photo, fig. 1. Stèle en travertin, à sommet arrondi, orné d’une couronne gravée : 180 × 32 × 22 cm.

Caius Marcius | Caii filius Pupinia Seuerus, | Tergeste, | speculator cohortis V | praetoriae, centuria Aconii, | militauit annos VI, | uixit annos XXV, | testamento poni iussit.

Ce prétorien, originaire de Trieste, a été enrôlé à 19 ans. Sur les speculatores, voir M. Clauss, Unters. zu den principales des röm. Heeres von Augustus bis Diokletian. Cornicularii, speculatores, frumentarii, Bochum, 1973.

L’Année épigraphique
Italiano с. 1295 Alcune iscrizioni, ancora inedite quantunque trovate a Roma una trentina d’anni fa, vengono ad arricchire la lista, già considerevolmente nutrita di cittadini originari di città venete che nel I e II sec. d. C., abbandonarono le loro città per arruolarsi nella prestigiosa milizia del pretorio1. Non è ancora ben chiaro da quale strato sociale queste reclute per lo più provenissero (i pareri degli studiosi a questo riguardo sono molto divergenti)2, né è ben calcolabile l’incidenza che questo reclutamento di fatto avesse sulla vita dei singoli e, di riflesso, su quella delle loro famiglie e delle comunità di provenienza3. I dati di cui disponiamo, da un lato sono forse troppo scarsi e sporadici per consentire conclusioni sufficientemente fondate, dall’altro non sono stati ancora, probabilmente, utilizzati a fondo da questo punto di vista.

Qui mi limiterò a segnalare le nuove testimonianze cui accennavo, secondo la città d’origine dei pretoriani, con qualche parola di commento. Le questioni più propriamente militari saranno ulteriormente approfondite quando sarà pubblicato nel suo complesso il sepolcreto unitario da cui tutte queste iscrizioni provengono4.

Esso fu scoperto nel 1948 sulla riva destra del Tevere, 120 metri a monte di ponte Milvio, durante lavori di arginatura del fiume a cura dell’Ufficio Speciale del Genio Civile per il Tevere e l’Agro Romano. Per un complesso di motivi suggeriti dalle iscrizioni, dalla tipologia dei monumenti e dal contesto archeologico, il sepolcreto sembra doversi datare tra la fine del I sec. ed i primi decenni del II sec. d. C. Tutte le iscrizioni si conservano al Museo Nazionale Romano, nel giardino verso Piazza dei Cinquecento.

p.1296 1) Stele sepolcrale in travertino stondata superiormente, alta cm 180, larga 32, spessa 22. Non ha scorniciatura; nel lunotto è incisa la coroncina vittata consueta nelle stele sepolcrali di questa età (fig. 1); inv. 125668. Il testo è il seguente:

C. Marcius
C. f. Pupinia
Severus,
Tergeste,
5 speculator cohortis V
praetoriae, centuria Aconi,
militavit annis VI,
vixit annis XXV,
testamento poni iussit.

Il defunto fu uno speculator in forza alla V coorte pretoria, prestò dunque servizio dopo che questo corpo aveva cessato di esistere come entità autonoma il che, secondo un’ipotesi del Passerini sarebbe avvenuto verso la fine del I sec. d. C., certamente dopo il 765, mentre, secondo un recente studio del Clauss, l’inserimento degli speculatores nelle coorti e nelle centurie pretoriane sarebbe attestato già nella prima metà del I sec. d. C.6 Direi che anche dopo l’intervento del Clauss, la questione non possa dirsi del tutto risolta. Egli sostiene infatti la retrodatazione del fenomeno principalmente ponendo ancora nella prima metà o intorno alla metà del I sec. d. C. due iscrizioni in cui compaiono speculatores già inseriti in una centuria di coorte pretoria7, altre due iscrizioni di questo tipo potrebbero essere, a suo avviso, ancora della seconda metà del I sec. d. C.8 Ma questa datazione dei quattro testi è fondata soltanto su caratteristiche | del formulario9 di cui è senza dubbio opportuno tener conto, senza tuttavia poterle assumere come elemento di prova decisiva in questioni tanto controverse.

Incerto è anche il rango che, certamente superiore, nel I sec., a quello dei pretoriani10, sarebbe tuttavia decaduto nel corso del II e III sec.11 È interessante osservare che, se si eccettuano un paio di casi con с. 1297 caratteristiche particolari12, la nuova iscrizione è quella che ci dà il minor numero di anni d’intervallo (sei o anche meno) tra l’arruolamento ed il conseguimento del grado di speculator13.

Si è detto che, da un certo momento in poi, gli speculatores appaiono distribuiti tra le varie coorti e centurie del pretorio14. Così il nostro prestava servizio nella V coorte, nella centuria di Aconio, ufficiale che ci è noto anche da altra iscrizione inedita di ignota provenienza conservata nel Museo Nazionale Romano15.

Si può segnalare che il gentilizio del centurione (Aconius/Acconius) abbastanza diffuso, sembra avere radici indipendenti tanto in ambiente italico, quanto in ambiente gallico16.

La datazione che si ricava dall’esame di tutto il complesso del sepolcreto dovrebbe aggirarsi, come si è detto, tra la fine del I ed i primi decenni del II sec. d. C. A conclusioni non contrastanti conduce l’applicazione a questo gruppo dei criteri di datazione che il Clauss ha ricavato assai recentemente dallo studio del formulario delle iscrizioni edite dei pretoriani17. Tanto qui quanto nei testi seguenti, come vedremo, non c’è formula di consacrazione agli Dei Mani, il nome del defunto costituito dai tria nomina più patronimico, tribù e patria, appare al nominativo; la centuria è indicata con la C inversa ridotta a forma lanceolata; gli anni di servizio e di vita sono espressi con le abbreviazioni mil. an., vix. an.; cinque testi su sei si chiudono con la formula testamento poni iussit. Per il Clauss l’associazione di tutti questi elementi conduce per l’appunto ad una datazione tra la fine del I sec. e l’inizio del II sec. d. C.

C. Marcius C. f. Severus nacque dunque a Trieste18, ascritta alla tribù Pupinia, verosimilmente nell’ultimo quarto del I sec. d. C. ed a 19 anni, arruolatosi nel pretorio, lasciò la sua città, alla quale forse intendeva ritornare alla fine del servizio. Soltanto sei anni dopo moriva invece a Roma, giovanissimo, come tanti suoi commilitoni19 senza aver potuto condurre a termine la sua carriera militare20.

Marcii a Tergeste sono attestati da due iscrizioni, di un seviro augustale la prima21, la seconda forse, come pensa lo Sticotti, di un liberto di questi e della sua famiglia22. La | datazione delle iscrizioni tergestine sembra anteriore a quella del documento romano ed i prenomi sono diversi per cui un legame, se vi fu, non può considerarsi immediato.

p.1298 È questa, se non erro, la quarta testimonianza che ci sia pervenuta di un triestino nel pretorio23.

NOTA COMPLEMENTARE — AE 1976, 18—23. — Ho riedito queste stesse iscrizioni insieme con altre appartenenti allo stesso sepolcreto di militari presso Ponte Milvio in Museo Nazionale Romano. Le sculture, I, 7, 1, Roma 1984, pp. 158—178 [qui sotto V, 14].

1Lista di pretoriani originari dalla X Regio augustea in A. Passerini, Le coorti pretorie, 1939 (rist. 1969), pp. 154—155.

2Secondo il Rostovzev (Storia economica e sociale dell’Impero romano, Firenze 1933, pp. 99 sg.) i pretoriani sarebbero stati i campioni della classe dirigente d’Italia rappresentando “la popolazione, specialmente borghese, delle città italiche”; per il Durry (Les cohortes prétoriennes, Paris 1938 [rist. 1968], pp. 252—257) i pochi figli della borghesia presenti nel pretorio sarebbero stati delle teste calde in cerca di novità mentre il grosso sarebbe stato costituito da abitanti della città o soprattutto della campagna in cerca di migliorare le loro condizioni; secondo il Passerini, op. cit. [nt. 1], pp. 162—169 l’ammissione al pretorio era largamente subordinata al possesso di buoni requisiti fisici e sociali: vd. anche S. Mazzarino, L’Impero romano, I, Bari 1973, p. 89.

3Qualche osservazione a questo riguardo in una comunicazione dello scrivente dal titolo Bresciani nelle coorti pretorie in corso di stampa negli atti del Convegno internazionale per il XIX centenario della dedicazione del Capitolium di Brescia, tenuto nel settembre del 1973 [vd. qui V, 10]. Per analoghe considerazioni sui legionari, in particolare sulla tendenza comune anche a loro, a non tornare alla città d’origine dopo il congedo, si veda ora G. Forni, Estrazione etnica e sociale dei soldati delle legioni nei primi tre secoli dell’Impero, in ANRW, 2, 1, 1974, pp. 357—362 e 390 sgg.

4Per l’iscrizione di un bresciano da questo sepolcreto si può vedere intanto quanto è stato anticipato nella comunicazione citata alla nota precedente.

5Passerini, op. cit. (nt. 1), pp. 70—73.

6M. Clauss, Untersuchungen zu den principales des römischen Heeres von Augustus bis Diokletian. Cornicularii, speculatores, frumentarii, Bochum 1973, pp. 46—58 e p. 118. Anche il Durry, op cit. (nt. 2), pp. 108—110 ritenne che gli speculatores facessero parte del pretorio fin dalla sua costituzione.

7CIL, VI 2660 cfr. p. 3370: Dis Manibus. L. Terentius L. f. Velina Simplex, Firmo Piceno, speculator cohortis VII praetoriae, centuria Sei, militavit annis XVI, vixit annis XXXVI. CIL, VI 2722 cfr. p. 3370: Cn. Sentius Cn. f. Teretina Saturninus, Atine, speculator cohortis VIIII praetoriae, centuria Severi, militavit annis VIII, vixit annis XXVII.

8CIL, VI 2683, cfr. p. 3835; CIL, VI, 2145, cfr. H. Freis, Die cohortes urbanae, Köln-Graz 1967, pp. 65, 78, 80.

9M. Clauss, Zur Datierung stadtrömischer Inschriften: tituli militum praetorianorum, in Epigraphica, 35, 1973, pp. 59 nt. 14, 60, 65, 93—94. Da notare che in CIL, VI, 2660 (vd. sopra in nt. 7), considerata dal Clauss della prima metà del I sec., compare con tutta verosimiglianza, nonostante l’aggiunta a p. 3370, la sigla Dis Manibus che lo stesso Clauss (p. 88) considera indizio di datazione postclaudia.

10Il Passerini (op. cit. [nt. 1], p. 73) li considerò all’incirca pari grado rispetto alle cosiddette cariche tattiche (tesserarius, optio, signifer). La superiorità degli speculatores rispetto ai pretoriani si ricava anche dal fatto che il loro centurio è superiore a quello del pretorio: Clauss, op. cit. (nt. 6), p. 49.

11Clauss, op. cit. (nt. 6), pp. 56—58.

12CIL, VI 32716a: P. Safinius C. f. Palatina Gratus, speculator, vixit annos XXII. CIL, VI 32716b: P. Valerius T. f., Galeria, Lunesis, vixit annos XXI, militavit speculator annos IIII; si tratta evidentemente di testi di datazione antica (da notare la mancanza del cognomen nella seconda o per lo meno la duplice funzione dell’etnico); Vd. anche Durry, op. cit. (nt. 2), p. 109.

13In tutte le altre testimonianze raccolte dal Clauss (op. cit. [nt. 6], pp. 57—58) l’intervallo risulta uguale o superiore a otto anni.

14Sulla difficoltà di stabilire il loro numero e sulla questione del centurio trecenarius, da ultimo Clauss, op. cit. (nt. 6), pp. 50—52, ivi discussione della bibliografia precedente.

15Nel chiostro di Michelangelo: --- / Fortunatus, miles cohortis V praetoriae, centuria Aconi, militavit annis VI ---, vixit annis ---], / ---.

16Thes. Ling. Lat., I, 1990, coll. 252 e 328.

17Clauss, op. cit. (nt. 6), pp. 55—95.

18La forma Tergeste all’ablativo è usuale. Per le attestazioni antiche del nome di Trieste ed un’analisi etimologica dello stesso: G. B. Pellegrini — A. L. Prosdocimi, La lingua venetica, I. Le iscrizioni, Padova 1967, pp. 601 sg.; Vd. anche infra, nt. 48.

19In CIL, VI ben 170 dei pretoriani per cui è indicata la durata del servizio (226) risultano defunti prima del congedo e 185 di quelli per i quali è indicata l’età alla morte (264) sono defunti prima del 36° anno di vita.

20Sulla carriera dei pretoriani, da ultimo: D.J. Breeze, The Career Structure below the Centurionate during the Principate, in ANRW, 2, 1, 1974, pp. 436—439. Su quella degli speculatores nel I sec. (non abbiamo testimonianze per il II e il III): Clauss, op. cit. (nt. 6), pp. 54—55 e 57—58.

21CIL, V 555 = Inscr. It., X, 4, 72: T. Marcius Secundus, IIIIIIvir augustalis, Marcia T. l. Quarta, uxor.

22Inscr. It., X, 4, 135: Dis Manibus. T.? Marcio Trophimioni, Q. Manlius Aper gener, Marcia Trophime filia Marcius Trophimus, Papirius Trophimas, Manlia Trophime nepotes eius, Commia Euhodia coniux, bene de se merenti.

23Le altre tre sono date da CIL, VI, 2541, 2755, 32520a, IV, 29. Per due urbaniciani: CIL, V 534 = Inscr. It., X, 4, 33 (cfr. CIL, V 535 = Inscr. It., X, 4, 35) e CIL, VI 32522d, II, 13. Nelle legioni: CIL, V 522 = Inscr. It., X, 4, 13; CIL, V 540 = Inscr. It., X, 4, 49: Inscr. It., II, 253; CIL, VIII 17334; Jahresh. Oesterr. Arch. Inst., 29, 1935, Beibl. col. 313, nr. 308 = Der röm. Limes in Oesterr., 1937, col. 57, 19.
S. Panciera
Literature:
Panciera S. Altri pretoriani di origine veneta // Aquileia Nostra. Vol. 45—46. 1974—1975. Col. 164—167, № 1.
AE 1976. 18.
Panciera S. // Actes de VIIe congrès international d’épigraphie grecque et latine. Costanza, 1977. P. 431, nr. 1.
Panciera S., Ambrogi A. // Museo Nazionale Romano. I. Le sculture. Vol. 7. 1. Roma, 1984. P. 162—163.
Panciera S. Epigrafi, epigrafia, epigrafisti. Scritti vari editi e inediti (1956—2005) con note complementari e indici. Roma, 2006. P. 1296—1298, № 1.
Credits:
© 2015. Photo: Ilya Shurygin.
© Text of the inscription: Epigraphic Database Roma.
© Commentary: Inscription in the museum.
© Commentary: AE 1976. 18.
© Commentary: Panciera S. Epigrafi, epigrafia, epigrafisti. Scritti vari editi e inediti (1956—2005) con note complementari e indici. Roma, 2006. P. 1295—1298.
© 2016. Translation: Olga Lyubimova.
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