Head known as the “Dying Alexander”
Head — Parian marble, bust (modern work) — Luna marble.
Late 2nd cent. BCE.
Inv. No. 338.Florence, Uffizi GalleryPhoto by Ilya Shurygin

Head known as the “Dying Alexander”.

Head — Parian marble, bust (modern work) — Luna marble.
Late 2nd cent. BCE.
Inv. No. 338.

Florence, Uffizi Gallery
(Firenze, Galleria degli Uffizi).

Origin:
From the Cardinal Pio da Carpi collection. In Florence since 1580.
Description:

Italiano 62. Testa di gigante di arte pergamena, detta «Alessandro morente» (inv. n. 338). Fig. 64 a, b

Marmo parlo: alt. m. 0,72 (sola parte antica, senza il busto di restauro m. 0,42).

Di restauro moderno sono il busto con la metà inferiore del collo e la parte corrispondente delle ciocche sulla nuca, la lunga ciocca sulla sinistra del volto, parti di altre ciocche, la metà anteriore del naso; i capelli alla sommità della testa paiono rilavorati in superficie, nel volto invece la conservazione dell’epidermide antica è ottima. Sul restauro di questa testa ci sono pervenute notizie e testimonianze; si sa infatti che nel 1579 fu p.95 affidata al Giambologna per «mettere sopra statua»(1) e restaurarla; nel 1586 la testa era nelle mani di G. Caccini per restauro e per l’esecuzione del busto; nel 1784(2) si riparla di un restauro di F. Carradori, che non è certamente l’ultimo, menzionato nel 1795, quando il busto fu rifatto e il vecchio busto restituito dalla Galleria allo Scrittoio delle Reali Fabbriche(3). Nel disegno di T. Angeletti, della serie eseguita per Francesco di Lorena, il busto presenta corazza e paludamento e tale è anche la copia in porfido di Poggio Imperiale, eseguita, pare, nella seconda metà del sec. XVI. L’altra copia, certo più recente, dell’atrio dell’ex palazzo Orlandini in Firenze (Monte dei Paschi), ha il busto nudo, ma diverso dall’attuale; un resto di paludamento a lato del collo a destra reca un calco in gesso (fine del sec. XVIII?) nella Collezione Serena—Monghini a Ravenna. Il restauro attuale ha ripristinato giustamente l’inclinazione delle spalle.

U. Aldrovandi descrisse una testa in tutto simile a questa, al suo tempo nella casa del Cardinale Pio da Carpi; il Pelli(4) identificava la testa Carpi con questa di Galleria, il che è molto probabile; in tal caso l’«Alessandro» avrebbe appartenuto dopo la morte del Cardinale Pio (1564) al Granduca Cosimo I. Aggiunge il Pelli che l’esistenza della replica in porfido è un documento dell’antica appartenenza del pezzo alla famiglia Medici. Certo la testa era già proprietà Medici al tempo del restauro affidato al Giambologna. Essa è in Galleria da data assai antica; nel sec. XVIII era nella sala VII, nel XIX in quella dell’Ermafrodito, ora nel II Corridoio.

Se la testa fiorentina è tutt’uno con quella Carpi descritta dall’Aldrovandi, già allora in essa si era riconosciuto un ritratto di Alessandro il Grande, cosa abbastanza ovvia dato il carattere patetico di molti ritratti, anche monetali, di quel re; l’erudizione successiva ha cercato di spiegare il momento della vita di Alessandro cui il presunto ritratto avrebbe dovuto riferirsi: già del resto l’Aldrovandi accennava al momento in cui il re morente si faceva baciare la mano dai suoi; il Bianchi, ripreso dal Pelli, riferisce la questione se Alessandro fosse rappresentato dopo la battaglia del Citno o la presa di Ossidraca, comunque Alessandro ferito. Per l’Amelung(5) è stata la scoperta delle sculture di Pergamo a smentire l’identificazione comunemente accettata, ma forse non è casuale che E. Q. Visconti non abbia fatto cenno di questa testa(6); Dütschke obiettava l’assenza di espressioni patetiche nel ritratto. Il confronto con l’Alcioneo del gruppo di Atena nel fregio del grande altare di Pergamo, fatto per la prima volta dall’Amelung, ha fatto diventare definitiva la nuova esegesi come gigante morente; T. Schreiber ha considerato invece la testa di Firenze come avanzo di un gruppo di lottatori, cosa difficile per il carattere e per l’acconciatura. Senza contrasti l’attribuzione all’arte pergamena del momento e del gusto in cui fu creato il fregio dell’altare; per quanto le teste dei giganti, e in ispecie dell’Alcioneo, rivelino caratteri formali alquanto diversi: più intensa drammaticità sostenuta da un più violento chiaroscuro, ciocche più decisamente serpentiformi e più fittamente percorse da linee d’ombra, soprattutto più sostanziosa struttura dei volumi. Ma tali differenze sono da riferire sia alla diversa funzione delle due opere, sia a diversità di temperamento, pur nello stesso clima. Il Lippold confrontando il marmo di Firenze con opere arieggianti l’Alcioneo, rileva che in quello il pathos è più forte; meglio piuttosto dire che è diverso, più spirituale, esente da teatralità. La testa apparteneva certamente ad una statua, di cui peraltro è impossibile indicare il tipo. Si conosce della testa soltanto la replica Hamilton(7); questa di Firenze rimane la più significativa copia di un grande originale ellenistico perduto. Non è da considerare copia la testa con elmo di Madrid(8); F. Cumont ha p.96 riferito alcune teste, considerate ritratti di Alessandro (tipo Barracco cfr. N. 5) all’iconografia di Mitra, perchè la calotta cranica, tagliata obliquamente, suggerisce la presenza di un pezzo lavorato a parte; ma questo non è il caso — contrariamente a quanto ha ritenuto il Cumont — della testa di Firenze, che è completa. Ad ogni modo anche per il Cumont il doppio filone del tipo Alessandro e del tipo Mitra risale all’arte pergamena.

Guido A. Mansuelli (1958)

(1)Archivio della Guardaroba, presso l’Archivio di Stato di Firenze, 187, 14; R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma, Roma, 1902 e ss., III, p. 116.

(2)Archivio della Guardaroba…, XVII, 38.

(3)Archivio della Guardaroba…, XXVII, 9 e 24.

(4)G. Bencivenni già Pelli, Saggio istorico sulla reale Galleria di Firenze, I—III, Firenze, 1779, I, p. 134.

(5)W. Amelung, Führer durch die Antiken in Florenz, München, 1897, p. 96.

(6)E. Q. Visconti, Iconographie grecque, Milano, 1824—1826, II, cap. I, par. 1.

(7)A. Michaelis, Ancient Marbles in England, 1901, p. 300, N. 3 antichità dubbia.

(8)R. Ricard, Marbres antiques du Musée du Prado à Madrid, Paris, 1923, N. 99.

Literature:
U. Aldrovandi, Di tutte le statue antiche che per tutta Roma in diversi, luoghi... si veggono, in L. Fauno, Delle antichità della Città di Roma, Venezia, 1556, p. 205;
S. Reinach, L’album de Pierre Jacques, Paris, 1901, p. 52, 1;
G. Bianchi, Ragguaglio delle antichità e rarità che si conservano nella Galleria mediceo imperiale di Firenze, Firenze, 1759, p. 134;
L. Lanzi, La real Galleria di Firenze accresciuta e riordinata, Firenze, 1782, p. 85;
G. Bencivenni già Pelli, Saggio istorico sulla reale Galleria di Firenze, I—III, Firenze, 1779, I, p. 139, II, p. 93, n. LXVI;
H. Meyer, Atlas der Kunstgeschichte, Dresden, 1825, p. 301, tav. 29 a;
C. O. Müller, F. Wieseler, Denkmäler, Göttingen, 1854—61, I, p. 160, tavola XXXIX;
Kreyszler, Reisen durch Deutschland, 1729, I, p. 374;
H. Dütschke, Antike Bildwerke in Oberitalien, III, Leipzig, 1878, n. 515;
J. Overbeck, Geschichte der griechischen Plastik, Leipzig, 1869, II, p. 112;
H. Brunn, Denkmäler griechischer und römischer Skulptur, München, 1888 e ss., 264;
W. Amelung, Führer durch die Antiken in Florenz, München, 1897, 151;
R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma, Roma, 1902 e ss., III, p. 116;
Schreiber, in: Abhandlungen der sächsichen Gesellschaft, Leipzig, 1903, p. 217;
M. Collignon, La sculpture grecque, I—II, Paris, 1894—95, II, p. 469;
F. Cumont, Textes et Monuments relatifs aux Mystères de Mithras, Bruxelles, 1896—99, I, p. 182, tav. 13;
S. Reinach, Recueil de têtes antiques idéales ou idéalisées, Paris, 1903, tav. 230;
L. Mitchell, A History of ancient Sculpture, London, 1883, p. 593;
Vogel, Epochen, p. 30;
Ch. Picard, La sculpture antique, I—II, Paris, 1923—1926, II, pl. 174;
P. Ducati, La scultura greca, III, L’ellenismo, Firenze, 1936, p. 35;
G. Lippold, Griechische Plastik, München, 1950 (Handbuch der Archaeologie, III, 1), p. 363, n. 9;
G. Q. Giglioli, Arte greca, I—II, Milano, 1955, p. 885;
M. Bieber, The Sculpture of Hellenistic Age, New York, 1955, p. 119;
Cumont, in: Revue Archéologique, Paris, 1947, p. 8, fig. 6
M. J. Vermaseren, Corpus inscriptionum et monumentorum religionis Mitriacae, Hagae C., 1957, n. 667.

Documenti:

1579, Archivio della Guardaroba, presso l’Archivio di Stato di Firenze, 187, 14 (Cfr. Lanciani, l. c.);
1586, Archivio della Guardaroba, presso l’Archivio di Stato di Firenze, 111, (28 luglio); Giov. Caccini scultore araconcio unqualco teste di marmo fatovi ebusti… a Alessandro magno magiore dello naturale.
1784, Archivio della Galleria degli Uffizi, XVII, 78 (restauri di statue e busti di Galleria affidati ad F. Carradori) …il busto di Alessandro Magno…
1795, Archivio della Galleria degli Uffizi, XXVII, 9 (rifacimento del busto con marmo fatto venire da Roma); 24 (restituzione del busto allo Scrittoio delle RR. FF.).

Disegni:

Uffizi 4517 e 4518, di T. Angeletti.

Fot.:

Alinari 1162; Brogi, 3223 e 10013.
Credits:
© 2019. Photo: Ilya Shurygin.
Data: museum annotation.
© 1958. Description: Guido A. Mansuelli. Galleria degli Uffizi. Le sculture. Parte I. Istituto Poligrafico dello Stato. Roma, 1958, pp. 94—96, cat. no. 62, ill. 64 a, b.
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