580—570 BCE. Inv. No. 70814.Tarquinia, National Archaeological Museum
So-called stair slab (lastrone a scala) with relief frieze.
580—570 BCE.
Tarquinia, National Archaeological Museum
(Tarquinia, Museo archeologico nazionale).
Nessuna certezza circa la funzione delle lastre: probabilmente porte delle camere sepolcrali, erano forse utilizzate anche per decorarne i soffitti. Alcuni esemplari — messi in opera gli uni sugli altri — formavano probabilmente delle enormi pareti verticali, una sorta di sfondo monumentale a decorazione della parete di fondo del corridoio di accesso alla camera funeraria.
Le metope sono decorate con un ricco repertorio figurato, animalistico e antropomorfo, che costituisce una sintesi delle credenze etrusche relative al mondo della morte e alla sorte dei defunti: fiere ed esseri mostruosi alludono alle minacciose creature che popolano l’oltretomba, mentre le scene a carattere narrativo — con frequente riferimento alla mitologia del mondo omerico — sono altrettante metafore del valore e del coraggio del defunto, della sua illustre ascendenza e della morte eroica che gli garantisce la salvezza nel mondo ultraterreno. L’organizzazione degli elementi decorativi con il motivo a scala alternato a strisce verticali di riquadri figurati è comprensibile se si riconosce nei rilievi la trasposizione in pietra di prototipi lignei “a tamburato”, destinati forse alla chiusura temporanea della camera sepolcrale durante le cerimonie funebri, con applicate sulla faccia in vista tavole lignee decorate ad intaglio o lamine metalliche lavorate a sbalzo o ancora strisce di quella preziosa stoffa ricamata di produzione orientale tanto prediletta dall’aristocrazia etrusca.
Nella nicchia a sinistra della porta di ingresso una stele a bassorilievo con due guerrieri in lotta (seconda metà VII secolo a. C.) fu riutilizzata successivamente quale lastrone a scala, come dimostra la lavorazione della faccia posteriore.
Bruni, S., Materiali tarquiniesi del Museo Archeologico di Firenze: i lastroni a scala, Studi e Materiali, Scienze dell’Antichità in Toscana 6, 1991, 51 fig. 17.
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