Temple of Jupiter with honorary arches on the sides.
Pompeii, Archaeological Park, Temple of Jupiter (VII. 8. 1)
(Pompei, Parco Archeologico, Tempio di Giove (VII. 8. 1)).
Nella prima fase il tempio, su alto podio modanato e pronao di 6 × 3 colonne corinzie, era accessibile da una scalinata frontale provvista di un pianerottolo dal quale era possibile scendere a un sotterraneo ricavato al di sotto del podio, contenente i depositi sacri (favissae); la cella, più piccola di quella attualmente visibile, presentava sul lato di fondo il basamento per una sola statua di culto (Giove); infine, a circa 3 m di distanza dalla gradinata, venne individuatala base del primo altare, disposto con il lato corto rivolto verso l’ingresso. Intorno all’80 a.C. l’altare fu smantellato e ne venne ricavato uno nuovo all’interno della gradinata, che allora si ridusse di grandezza perdendo il pianerottolo e l’accesso alle favissae. Il pronao e la cella aumentarono invece la loro superficie e spostarono in avanti il loro ingresso; la cella fu inoltre divisa in tre navate con l’aggiunta di un doppio ordine di colonne ioniche in tufo e la precedente base di statua venne sostituita da un alto basamento destinato a sostenere le statue della Triade Capitolina, all’interno del quale furono ricavate tre stanzette per la conservazione degli arredi sacri.
Con le modificazioni compiute nei primi anni della colonia, il tempio divenne un vero Capitolium, con le tre statue di culto sistemate su un’alta base in modo da essere ben visibili da lontano per chi si trovasse nel Foro. Anche la decorazione interna imitava quanto più possibile il tempio della triade capitolina di Roma: il pavimento era infatti in scutulatum, le pareti erano decorate da pitture di II Stile iniziale (ormai del tutto scomparse) e le statue di culto replicavano quelle romane, come mostra l’unico frammento di esse pervenutoci quasi intatto (ma rilavorato dopo il terremoto) riproducente il tipo del Giove di Otricoli elaborato in età sillana dall’artista neoattico Apollonios. La risistemazione della scalinata e del nuovo altare fu probabilmente dovuta alla necessità di utilizzare tutta la piazza come saepta durante le votazioni: l’altare, funzionante come una grande tribuna, doveva infatti ospitare i magistrati in carica, le urne e i funzionari preposti al controllo (i nongenti) durante le complesse e lunghe operazioni di voto. Alcuni interventi di restauro in opera laterizia sono riconoscibili sulla fronte dell’altare e dei due basamenti posti ai lati della scalinata, al di sopra dei quali, come documenta il rilievo della Casa di Caecilius Iucundus, erano collocate le statue equestri dei Dioscuri.
© 2006. Description: F. Pesando, M. P. Guidobaldi. Pompei, Oplontis, Ercolano, Stabiae. Editori Laterza, Roma-Bari, 2006. P. 45—46.