VespasianWhite fine-grained marble.
Roman, 69—98 CE.
H. 35 cm.
Inv. No. 53.
Rome, Roman National Museum, Baths of Diocletian, Small Cloister of the Certosa
Photo by Ilya Shurygin
The surface of the marble is corroded by water. Nose and a part of the neck are absent.
9. Ritratto di Vespasiano
Marmo bianco a grana fine; alt. 35 cm; inv. 53.
Rinvenuto nel Tevere, nei pressi di Via Giulia. Superficie corrosa dall’acqua; manca il naso e parte del collo.
Bibl.: MNR I, 9, 1, 1987, R142 (A. A. Amadio), pp. 184—187, con bibl. prec.
Il volto dell’imperatore è caratterizzato dalla fronte ampia, dagli occhi infossati, dalle labbra carnose e dal mento prominente. L’età avanzata è ben evidenziata dalle profonde rughe orizzontali che solcano la fronte e circondano le cavità orbitali, come anche da quelle con andamento obliquo ai lati del naso e lungo le guance. Queste caratteristiche, che conferiscono al volto un’espressione pensosa e volitiva, collocano il pezzo nel gruppo dei ritratti definiti a suo tempo “realistici” dal Poulsen (Poulsen 1914, pp. 44—49), in contrapposizione a un più esiguo numero di rappresentazioni “idealizzanti”, in cui le caratteristiche risultano meno accentuate e l’aspetto dell’imperatore appare più giovanile ed impersonale. Massima espressione del gruppo realistico è il famoso ritratto conservato alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, cui la testa del Museo delle Terme si avvicina (Divus Vespasianus 2009, p. 403), oltre che nella rappresentazione impietosa delle rughe del volto, anche nella geometria del cranio e nella resa delle superfici. Recentemente, tuttavia, la classificazione del Poulsen è stata rivista ed interpretata in maniera differente, evidenziando il realismo alla base di entrambi i gruppi di ritratti; realismo che verrebbe “nobilitato”, senza tuttavia mai essere del tutto tradito, nel gruppo idealizzante (Paladini 1981). È stato inoltre sottolineato come le variazioni di fisionomia possano in molti casi essere attribuite alla rilavorazione: numerosi ritratti di membri della gens Flavia furono infatti realizzati riutilizzando statue di imperatori colpiti dalla damnatio memoriae, primo tra tutti Nerone (Bergmann, Zanker 1981, pp. 332—334). Questo potrebbe essere anche il caso del ritratto qui esposto: non solo, infatti, la capigliatura è più folta rispetto agli altri ritratti di Vespasiano e mostra chiare tracce di rilavorazione; ma anche alcuni tratti fisionomici, in particolare il mento sporgente ed ancor più la bocca ondulata e carnosa, ricordano da vicino l’ultimo imperatore giulio-claudio. A conferma di questa ipotesi, sostenuta da numerosi studiosi (in particolare Bergmann-Zanker 1981, pp. 337, 340—341), si può citare a confronto un altro ritratto vespasianeo conservato a Copenaghen, anch’esso frutto della rielaborazione di un ritratto neroniano (Amadio, in bibl.).
Francesca Boldrighini (2014)