168. BUSTO CON TESTA DI VALENTE (?) (c. d. COSTANTINO) (inv. 1914, n. 273).

Figg. 169 a, b.

Marmo italico: alt. m. 0,39; della parte antica m. 0,21.

Sono di restauro moderno: il naso, la metà destra del labbro superiore, le orecchie, parte del mento (in gesso). Una frattura da sotto il mento, attraverso la parte destra del collo sale fino alla sommità del capo (stuccata con gesso). Inserito in un piccolo busto moderno in marmo bianco. Supporto in marmo bianco con tabella recante l’iscrizione COSTANTINVS M. Non si vedono tracce dei danni che la testa avrebbe subito durante l’incendio del 1762 (Pelli); forse fu allora operata una ripulitura della superficie.

Mancano notizie precise nella storia esterna di questo ritratto. Di certo era in Galleria nel 1704. La notizia sopra riferita da G. Pelli indicherebbe che ancora nel 1762 esso fosse in Galleria, all’estremità Nord del III Corridoio. D’altra parte sembra di poter attribuire ad esso la notizia contenuta in Archivio della Galleria degli Uffizi, XIV (cit. infra) secondo cui esso sarebbe entrato in Galleria nel 1781 in seguito al concentramento di opere dalle Ville di Antimino e Pratolino. Nel ventennio intercorso la testa può del resto esser stata temporaneamente rimossa dalla Galleria, come è accaduto per moltissimi altri esemplari. Nel sec. XIX era ancora nel III Corridoio, dove di recente è stata ricollocata.

Dütschke ha accettato l’identificazione tradizionale come Costantino Magno, J. Bernoulli per lo stile e per il tipo del diadema aveva esclusa la possibilità che si tratti di Costantino, riferendo l’attribuzione di P. Arndt a Valentiniano I (accolta poi dubitativamente da Amelung ed Hekler) rilevando tuttavia la difficoltà di riferimenti precisi specialmente monetali. Il problema è stato ripreso modernamente da H. P. L’Orange e R. Delbrück. Il primo l’ha considerato più tardo delle due teste colossali dei Conservatori, associandolo con una testa della Gliptoteca Ny Carlsberg (Hekler, 305b; NyCSculpt, p. 536, Billedt, 771), seguito in ciò da F. Poulsen, e con la testa di Trier (Delbrück KPortr, p. 193, tav. 90). R. Delbrück, considerando anch’egli questo ritratto come uno sviluppo dei tipi costantiniani, ha precisato che Valentiniano e Valente possono esser stati ritratti in Roma nel 365—366 e considerato il tipo del diadema, introdotto da Costantino nei Vicennali (325—326), ritiene che il ritratto rappresenti Valente, che doveva avere quindi circa cinquant’anni. Il ritratto, che è di carattere ufficiale, viene ad essere per ciò stesso alquanto spersonalizzato, ma la cronologia non ammette oscillazioni all’infuori di Valentiniano o Valente; se si confronta il ritratto particolarmente di Trier non può trattarsi di Valentiniano I, ma i tratti marcati farebbero preferire l’identificazione con Valente. A. Rumpf ha confrontato il ritratto di Firenze con il c. d. «Carmagnola» di S. Marco a Venezia (Stilphasen, tav. 37) di età giustinianea ed ha formulato una datazione bassa (intorno al 560) anche per la testa di Firenze, ma, per quanto esposto più sopra, una posticipazione così sensibile non pare possa accettarsi.