Relief with Sacrificial Scene
Lunense marble.
2nd quarter of the 2nd century CE.
Height 1.20 m, length 1.67 m.
Inv. No. 342.Florence, Uffizi GalleryPhoto by Ilya Shurygin

Relief with Sacrificial Scene.

Lunense marble.
2nd quarter of the 2nd century CE.
Height 1.20 m, length 1.67 m.
Inv. No. 342.

Florence, Uffizi Gallery
(Firenze, Galleria degli Uffizi).

Origin:
formerely in the Capranica- Della Valle collection in Rome. Recorded in the Uffizi from 1784.
Description:

Italiano 149. RILIEVO CON SCENA DI SACRIFICIO (inv. n. 342[1]). Fig. 146.

Marmo lunense; alt. m. 1,20; largh. 1,67.

Sono di restauro moderno tutta l’estremità sinistra col braccio destro, l’avambraccio sinistro, la scure del vittimario eretto, parte del dorso di quello inginocchiato a sinistra, la testa del vittimario eretto, la gamba e la mano destra del vittimario inginocchiato a destra, con il corno del toro, le mani del togato, la gamba destra del putto di sinistra, la gamba sinistra, il fianco, le spalle e la testa del secondo putto, tutta la parte superiore del corpo e la gamba sinistra della figura stante dietro lo scudo, l’estremità destra della lastra con l’architettura di fondo e la parte superiore della palma. La superficie è stata ripulita e lisciata.

La provenienza di questo rilievo è controversa: una tradizione, seguita anche da Am., indicherebbe questo come il prototipo del gruppo sacrificale dell’arazzo di Raffaello con S. Paolo a Lystra, per cui il rilievo avrebbe dovuto essere già noto nel 1514. Si è pensato anche che possa rappresentare questo rilievo la testata a p. 290 di Chorel, Disc. sur la religion, Lyon 1556, che reca la didascalia erronea «colonna trajana». Il rilievo con sacrificio di Villa Medici (Matz-Duhn, III, p. 285); cfr. MonInst, 1881, T. 36, già Bellori, T. 44) non è quello riprodotto da Chorel. Forse si può riconoscere l’esemplare degli Uffizi p.171 nell’Inventario Capranica Valle (DocIned, IV, p. 380): «un sacrifìcio con otto figure et con el toro di mezzo rilievo alto p. 6 et largo p. 6». Non si sa quando il rilievo sia stato trasportato a Firenze, perchè non risulta da dati documentari, nè esso è riprodotto nelle antiche e recenti illustrazioni della Galleria. Nel sec. XIX stava nello Scalone, poi nella Stanza dell’Ermafrodito. Attualmente è nella Saletta delle Sculture antiche.

Il rilievo non è certamente completo, come indica la posizione del gruppo dei putti con lo scudo, ma doveva far parte di un fregio continuo, con maggiore sviluppo anche in altezza, perchè l’architettura è incompleta; il compatto gruppo dei vittimari col toro esige poi una corrispondenza dal lato opposto. Il gruppo del sacrificio presenta un’iconografia già fissata dal periodo augusteo e al contesto realisticamente narrativo si aggiunge l’elemento simbolico rappresentato dai putti che reggono lo scudo e dalla figura virile dietro di loro. La datazione in età flavia proposta da S. Jones si rivela insostenibile per evidenti ragioni stilistiche, mentre l’aulicità grandiosa e fredda convengono bene al classicismo adrianeo, come hanno dimostrato J. Sieveking ed E. Strong, seguiti da J. Toynbee. Le figure staccano con i dichiarati volumi dal fondo architettonico, che presenta graduazioni di distanze (il tempio, l’edificio a timpani, la palma). Recentemente I. Scott Ryberg, ricollegando la scena con le rappresentazioni monetali dei vota pubblica (cfr. Alföldi, RMitt, XLIX, 1939, pp. 97 e ss.), ha riconosciuto in questo rilievo la rappresentazione dei decennali, preferibilmente dei vicennali di Adriano, per cui il rilievo stesso avrebbe una data precisa, 137 d. C.; l’edificio principale del fondo sarebbe il tempio di Mars Ultor e quindi la scena si svolgerebbe nel foro Augusto. Secondo tale persuasiva esegesi, la figura eretta dietro lo scudo è il Genius Populi Romani; il togato, la cui testa era effettivamente volta a sinistra come risulta dall’anatomia del collo, era probabilmente un ritratto. Nessuna traccia resta, sullo scudo coronato d’alloro, dell’iscrizione commemorativa, che doveva essere dipinta (MemAmAc, XXII, 1955, p. 132, fig. 71; cfr. pure R. Vackova, Rimské historiké Reliefi, v. Praze, 1949, p. 35 e tav. XVI 2).

Abbreviazioni:

DocIned — G. Fiorelli. Documenti inediti per servire alla storia dei Musei italiani, Roma, 1878.
MemAmAc — Memoirs of American Academy in Rome, New York.
MonInst — Monumenti dell’Instituto di Corrispondenza archeologica, Roma.
RMitt — Mitteilungen des deutschen Archaeologischen Instituts, Römische Abteilung, München.

Bibl.: H. Dütschke, Antike Bildwerke in Oberitalien, III, Leipzig, 1878, 29;
W. Amelung, Führer durch die Antiken in Florenz, München, 1897, 147;
S. Reicnach, Répertoire des reliefs grecs et romains, I—III, Paris, 1909—1912, III, p. 42;
H. Stuart Jones, Notes on Roman Historical Sculptures // Papers of British School at Rome, London, III, 1906, p. 241, fig. 4;
J. Sieveking, Das römische Relief // Festschrift für P. Arndt, München, 1925, pp. 28—29;
E. Strong, La scultura romana (trad. it. di G. Giannelli), I—II, Firenze, 1923—1926, II, p. 419, fig. 254;
J. M. C. Toynbee, The Adrianic School, a Chapter in the History of Greek Art, Cambridge, 1934, p. 244;
Mostra augustea della romanità, Catalogo3, Roma, 1938, II, n. 25.

Fot.: Brogi 4085 Sopr. Gali. 48758.

NOTE OF THE EDITORS OF THE SITE:

[1]In the catalogue the relief is wrongly specified as inv. no. 321 (see t. 2, p. 387: Inventario 1825 — no. 476; Inventario 1881 — no. 54; Inventario 1914 — no. 342 ? (sic!)). See museum label (Inv. 1914 n. 342), and the number in the corner of the relief: 476 (inv. 1825). Inv. No. 321 belongs to the other relief.

Credits:
© 2019. Photo: Ilya Shurygin.
© 1958. Text: Guido A. Mansuelli. Galleria degli Uffizi. Le sculture. Parte I. Istituto Poligrafico dello Stato. Roma, 1958. P. 170—171, cat. no. 149, ill. 146.
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